Il rapporto

I consigli al governo per promuovere le start-up italiane

Esce il documento prodotto da una task force di 12 esperti, scelti dal ministero allo Sviluppo economico

Pubblicato il 14 Set 2012

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Cinque capitoli tematici (Lancio, Crescita, Maturità, Consapevolezza e Territori), con le idee per promuovere le start-up italiane. A forza di fondi ad hoc, facilitazioni fiscali, meno burocrazia. Sono i concetti chiave del rapporto Restart Italia, commissionato dal ministero allo Sviluppo economico a una task force di 12 esperti.

Sono raccomandazioni che il governo prenderà in considerazione per il futuro decreto DigItalia e per altri interventi. Ma sono anche lo specchio di tutto quello che in Italia non va e che frena la nascita di azienda innovative. A prescindere da quanto finira subito in un decreto, quindi, le rilevazioni contenute nel rapporto sono una lezione interessante, da digerire nel lungo periodo.

Lancio: definite“startup” tutte quelle società di capitali, non quotate e residenti o soggette a tassazione in Italia, che soddisfano i seguenti criteri: a__sono detenute direttamente e almeno al 51% da persone fisiche, anche in termini di diritti di voto; b__svolgono attività di impresa da non più di 48 mesi; c__non hanno fatturato – ovvero hanno un fatturato, così come risultante dall’ultimo bilancio approvato, non superiore ai 5 milioni di euro;d__non distribuiscono utili; e__hanno quale oggetto sociale lo sviluppo di prodotti o servizi innovativi, ad alto valore tecnologico ;f__si avvalgono di una contabilità trasparente che non prevede l’uso di una cassa contanti, fatte salve le spese legate ai rimborsi.

Per queste si suggerisce la formula iSrl: semplificazione amministrativa e riduzione degli oneri fiscali. Si prevede anche la possibilità di un contratto di lavoro tipico per le start up, di 48 mesi di durata, sgravio totale sui costi dei membri del team per quanto riguarda l’imposta regionale sulle attività Produttive e possibilità di pagamento in stock option.

Crescita: si suggerisce il ricorso a un Fondo dei fondi per il venture capital. “Come? Replicando il modello europeo di stimolo alla creazione di capitale di rischio finalizzato al finanziamento di startup innovative, incentrato sul ruolo dello European Investment Fund, e integrandolo con alcune delle modalità dello Yozma Program israeliano, avendo cura di non stravolgere i meccanismi di mercato alla base di questi fondi”.

Consigliati anche incentivi perché aziende, banche, cittadini investano in start-up.

Maturità: favorire l’exit, il riacquisto quote da parte dei soci, la quotazione in borsa, l’acquisizione industriale delle start up; ma anche agevolare le procedure di liquidazione (se va male).

Consapevolezza: realizzazione di attività, programmi e iniziative volte a favorire la diffusione di una cultura dell’innovazione e dell’imprenditorialità nelle scuole italiane. Creazione di Contamination Lab, luoghi d’incontro per studenti, ricercatori, giovani professionisti di discipline e facoltà diverse che desiderano dare forma alle proprie idee imprenditoriali. Utilizzare il servizio pubblico nazionale (rai) per ideare una programmazione che promuova il ruolo dell’innovazione raccontando le possibilità legate alla creazione di impresa.

Territori: “il Governo deve lanciare una sfida ai territori. L’obiettivo è stimolare la loro intraprendenza e capacità progettuale per immaginare interventi che li rendano in breve tempo luoghi ospitali per le startup. Destinatari di questa iniziativa sono sia le esperienze locali che già stanno funzionando, per accompagnarle verso un salto di qualità e renderle dei veri campioni internazionali a cui anche altri possano ispirarsi, sia quei territori che intendono liberare le proprie energie latenti e investire sulle nuove imprese innovative”.

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