Nel panorama economico, il Venture Capital rappresenta una componente fondamentale per l’innovazione e la crescita. Questo meccanismo di finanziamento, destinato a sostenere startup ed imprese ad alto potenziale tecnologico o innovativo, ha subito notevoli cambiamenti nel corso dell’ultimo anno.
I trend del 2023 delineano un settore in fermento, con investitori sempre più attenti alle opportunità offerte dalle giovani imprese italiane.
Ma non si tratta solo di una questione nazionale: lo scenario geografico degli investimenti si sta allargando e le startup italiane con fondatori residenti all’estero stanno giocando un ruolo di primo piano.
Nel contempo, emergono nuove sfide legate al Technology Transfer e al Corporate Venture Capital, aspetti che richiedono un’attenzione particolare per comprendere appieno l’evoluzione del settore.
In questo contesto complesso e dinamico, sulla base dei dati del Rapporto di ricerca 2023 del Venture Capital Monitor – VeM sulle operazioni di venture capital nel mercato italiano[1], esaminiamo le opportunità e le sfide che il Venture Capital italiano dovrà affrontare nei prossimi anni.
Il Venture Capital in Italia nel 2023: una panoramica
Il 2023 si è chiuso con 330 operazioni (initial e follow on) di venture capital nel mercato italiano; erano 370 lo scorso anno (-11%). Se si guarda solo ai nuovi investimenti, initial, questi sono stati 273 rispetto ai 310 del 2022. Sicuramente a livello numerico c’è stato un rallentamento che ha riportato il mercato ai livelli del 2021 ma, considerando quanto si è registrato fino a quell’anno, di certo ci si trova in una nuova fase di sviluppo, come mostrato chiaramente dall’andamento dell’indice VeM-i.
Evoluzione dell’indice VeM-i (solo investimenti initial)
Tendenze degli investimenti in startup italiane
Per quanto riguarda l’ammontare investito sia da operatori domestici che esteri in startup italiane, il valore si attesta a quasi 1,1 miliardi di euro distribuiti su 302 round, in diminuzione rispetto a poco meno di 1,9 miliardi per 349 operazioni del 2022. Stabile, invece, l’ammontare investito in realtà estere fondate da imprenditori italiani, circa 300 milioni di euro distribuiti su 28 operazioni (21 nel 2022). Sommando queste due componenti, il totale complessivo si attesta a 1,4 miliardi di euro (erano quasi 2,2 miliardi nel 2022). In questo caso, la diminuzione è più marcata rispetto all’anno precedente: la motivazione risiede principalmente nella mancanza di veri e propri mega deal con 300 milioni di euro o più investiti, che invece avevano caratterizzato il 2022. Questa evidenza, comunque, si inserisce in una contrazione dei volumi degli investimenti di venture capital a livello globale, peraltro con significativi segni riscontrabili già dalla fine dello scorso anno.
Evoluzione degli investimenti
Sempre rimanendo in tema di ammontare, va da sé che per poter avere ogni anno un buon numero di mega deal, che in un ecosistema come il nostro incidono profondamente sul valore finale del mercato, è necessario ampliare il più possibile il gruppo di scaleup “candidate” che possono raccogliere tali round. Negli ultimi 2-3 anni sono stati realizzati un buon numero di investimenti di media dimensione che potranno negli anni a seguire contribuire al flusso di big deal. Sempre in questo ambito, inoltre, non si può non segnalare la necessità di attrarre sempre di più l’attenzione dei fondi internazionali, senza i quali round di grandi dimensioni difficilmente si potrebbero realizzare: nel 2023 hanno rappresentato quasi il 30%, in lieve contrazione rispetto al 2022 (34%), ma comunque due volte il dato del 2020 (14%).
Distribuzione geografica e settoriale degli investimenti initial
Passando alla consueta analisi proposta dal VeM a livello di investimenti initial, come per gli anni passati, si segnala che la Lombardia è la Regione in cui si concentra il maggior numero di società target, 113, coprendo il 46% del mercato (era il 44% nel 2022, con 124 società); seguono Lazio (13%) e Piemonte (8%). Al di là di queste regioni che hanno attratto un elevato numero di investimenti, come per il 2022 e a differenza del passato, si segnala anche un elevato grado di copertura a livello regionale.
Distribuzione geografica delle società target
Dal punto di vista settoriale, l’ICT monopolizza l’interesse degli investitori di venture capital, con una quota del 38% delle società target. L’ICT è costituito per il 32% da operazioni su startup nel comparto dei digital consumer services, e per il 68% su società con focus su enterprise technologies. A seguire, il 12% delle target oggetto di investimenti initial è stato diretto verso l’Healthcare, il 9% verso il comparto degli altri servizi, trainati dall’edutech; Fintech e Energia e Ambiente, invece, attraggono il 7% degli investimenti.
Distribuzione settoriale delle società target e focus ICT
Focus su Technology Transfer, Corporate venture capital e filiera dell’early stage
Passando ad analizzare gli investimenti di Technology Transfer (TT), nel 2023 è stato registrato un valore pari a 235 milioni di euro su 68 operazioni. Questi dati in aumento rispetto agli anni precedenti sono stati raggiunti grazie soprattutto a due operazioni di dimensioni significative in startup già in portafoglio a fondi di TT, peraltro guidate da nuovi lead investor, anche internazionali. Come già rimarcato in passato, il cambio di passo in questo ambito è arrivato grazie anche all’impatto dei fondi della piattaforma ITAtech, che a oggi hanno raccolto complessivamente oltre 300 milioni di euro realizzando, dal 2018, 168 investimenti per un ammontare totale pari a oltre 360 milioni di euro (compresi i co-investitori).
Evoluzione degli investimenti di technology transfer in Italia
Con riferimento all‘attività di corporate venture capital, nel 2023 si conferma l’evidenza recente che vede una notevole presenza di imprese nei round di venture capital. In particolare, è stata registrata la partecipazione delle corporate negli investimenti a supporto delle realtà imprenditoriali nascenti o nella fase di primo sviluppo in circa il 22% dei round complessivi, poco meno rispetto al 2022.
Passando a una visione d’insieme della filiera, in cui si inserisce anche l’attività di informal venture capital, relativamente alle sole startup con sede in Italia, venture capital e corporate venture capital hanno investito 559 milioni di euro su 200 round, le attività di sindacato tra venture capital, corporate venture capital e business angel hanno fatto registrare investimenti pari a 526 milioni di euro su 102 operazioni e i soli business angel hanno investito 34 milioni in 71 round. Il totale di queste attività porta la filiera dell’earlystage in Italia ad aver investito oltre 1,1 miliardi di euro su 373 round. Aggiungendo anche gli investimenti in startup estere con founder italiani, il totale complessivo si attesta a oltre 1,4 miliardi di euro su 405 round.
Il ruolo dei mega deal nel panorama del Venture Capital italiano
Dopo un biennio caratterizzato da due raddoppi consecutivi sull’ammontare investito, il 2023, pur superando la soglia del miliardo di euro, si caratterizza per un rallentamento da questo punto di vista, in linea con il trend globale. Tra le principali motivazioni, la più rilevante riguarda la mancanza di mega deal (tipicamente con lead investor esteri), che invece avevano contribuito al risultato record dei due miliardi del 2022. Permane, comunque, l’interesse da parte di fondi internazionali, peraltro evidenziata anche dalla recente apertura di uffici in Italia da parte di realtà paneuropee di primaria importanza. Si evidenzia, inoltre, qualche segnale molto positivo dall’attività di technology transfer, che però necessita di supporto continuativo dal punto di vista istituzionale, in modo che possa affermarsi come un canale stabile per originare deal e portare innovazione al mercato.
Conclusioni
A livello di numero di investimenti, invece, la contrazione è meno marcata, evidenziando la vivacità degli operatori attivi nel nostro mercato e una buona collaborazione tra fondi privati e realtà di matrice pubblica. Nonostante ciò, sebbene si siano fatti passi in avanti rispetto al passato, il gap con gli altri mercati di venture capital di paesi a noi comparabili rimane ancora rilevante.
Per poterlo colmare, è necessario che aumenti la numerosità dei gestori di fondi di venture capital domestici, molto distante dalla media europea, e che si riescano a raccogliere più capitali per questo comparto, soprattutto attraendo gli investitori istituzionali, tipiche fonti di fundrasing per l’asset class a livello globale.
Note
- Il 20 febbraio 2024 è stato presentato il Rapporto di ricerca 2023 del Venture Capital Monitor – VeM sulle operazioni di venture capital nel mercato italiano. Lo studio è stato realizzato dall’Osservatorio Venture Capital Monitor – VeM attivo presso Liuc Business School e realizzato con AIFI grazie al contributo di Intesa Sanpaolo Innovation Center ed E. Morace & Co. Studio legale e al supporto istituzionale di CDP Venture Capital SGR e IBAN, con l’obiettivo di sviluppare un monitoraggio permanente sull’attività di early stage istituzionale svolta nel nostro Paese. L’Osservatorio è attivo dal 2008 e conta ad oggi più di 2.000 operazioni mappate. ↑