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Innovatori di sostenibilità: le 15 startup da tenere d’occhio



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Sempre più startup cercano di fare la differenza nel contrasto ai cambiamenti climatici. Ecco le 15 startup europee, e le loro concorrenti statunitensi, in prima linea nelle sfide ambientali e di transizione energetica

Pubblicato il 5 dic 2023

Mirella Castigli

ScenariDigitali.info



Innovatori di sostenibilità: 15 startup da tenere d'occhio
Innovatori di sostenibilità: 15 startup da tenere d'occhio

Le emissioni di anidride carbonica determinano un aumento delle temperature e, in quello che da molti viene annunciato come l’anno più caldo di sempre, assistiamo a continue tragedie climatiche. La posta in gioco è altissima, sia sul fronte delle vite umane perse che del Pil bruciato dalle catastrofi. Ma non tutti stanno alla finestra e in soccorso arrivano gli innovatori della sostenibilità. Dunque il progresso digitale rappresenta un potente antidoto al disfattismo e all’immobilismo.

Climate Tech Innovation Showcase

“La sustainability dovrebbe richiedere investimenti perché e’ una necessita’ per il pianeta e la longevita’ della razza umana”, commenta Carolina Milanesi, (Creative Strategies), esperta internazionale di strategie di Consumer Tech, ex vice presidente di Gartner ed ex capo della ricerca presso Kantar. “Ma adesso è diventato anche un growth engine per molte aziende, sia che sviluppino modi di riciclare materiali, sia che offrano servizi per riportare i dati che vengono richiesti dai vari governi, sia chi offrano servizi per aiutare le aziende ad arrivare ai traguardi di net zero che si sono prefissati. Quindi alla fine l’investimento in sostenibilità è positivo per il pianeta e per l’azienda”.

Infatti sul mercato si affacciano le startup del Climate tech. Ecco le 15 startup europee, e i loro concorrenti statunitensi, pronti ad affrontare le sfide ambientali e di transizione energetica che abbiamo davanti. Non ci sono più scuse per temporeggiare, ma bisogna investire nelle aziende che sui cambiamenti climatici puntano a fare la differenza.

Innovatori di sostenibilità: le startup dell’aria condizionata green

I condizionatori d’aria rinfrescano le persone, riscaldando il pianeta. Il riscaldamento e il raffreddamento degli edifici sono infatti responsabili di circa il 15% delle emissioni di gas serra.

Oggi però sono numerose le startup intenzionate a interrompere questo ciclo vizioso: da Blue Frontier a Transaera e Montana Technologies, startup che lavorano sul fronte dell’umidità, grazie all’uso di nuovi materiali come il sale liquido per asciugare l’aria. Puntano a fornire tecnologie ad alta efficienza, in grado di alleviare il peso sulla rete elettrica. A investire in queste startup sono Carrier Global e la Breakthrough Energy Ventures di Bill Gates.

Dal PitchBook emerge che le aziende che operano nel settore del riscaldamento, della ventilazione e condizionamento d’aria hanno raccolto privatamente circa 350 milioni di dollari in azioni all’anno dal 2020 al 2022.

Il mercato del raffreddamento in Europa dovrebbe crescere del 24% entro il 2030. L’European Environmental Agency (EEA) stima che le ondate di calore abbiano causato da 77.000 a 129.000 morti nei 32 Stati membri dell’Unione europe.

Tra le startup che stanno sviluppando sistemi di raffreddamento, volti a mitigare il cambiamento climatico, l’olandese Triple Solar è fra quelle da segnalare.

Utilizzando la tecnologia fotovoltaica, l’azienda ha inventato il pannello a pompa di calore PVT: le celle solari convertono la luce del sole in elettricità, mentre lo scambiatore di calore termico (sul lato posteriore) fornisce l’energia di partenza per la speciale pompa di calore. Il pannello estrae energia dall’aria e dal sole, fornendo così calore, raffreddamento ed elettricità senza usare combustibili fossili.

In Italia c’è Enerbrain, startup fondata nel 2015 a Torino da un team di professionisti altamente qualificati, con un importante background industriale in Italia e all’estero, alle spalle. La sua strategia puunta al monitoraggio della qualità dell’aria negli edifici con interventi mirati per tagliare le emissioni, risparmiando energia e rendendo meno impattanti edifici e abitazioni.

Le startup della geotermia sostenibile

La statunitense Fervo Energy sta commercializzando una tecnologia geotermica che potrebbe ampliare in modo significativo le regioni in grado di attingere a questa fonte di energia costante e decarbonizzata, creando o allargando le fessure sotto la superficie per consentire all’acqua di circolare più facilmente nel sottosuolo. Sono impianti geotermici potenziati che hanno l’ambizione di diventare una fonte sempre più critica di elettricità pulita, man mano che le reti diventano più verdi, contribuendo a bilanciare i livelli crescenti di fonti rinnovabili intermittenti come l’eolico e il solare.

Le centrali geotermiche funzionano facendo circolare l’acqua nella roccia calda in profondità, per poi convertire l’energia termica in elettricità in superficie. La startup sfrutta il fracking, per creare o allargare le fessure sotto la superficie, creando in maniera artificiale la permeabilità che consente all’acqua di fluire facilmente nel sottosuolo. A luglio, Fervo ha completato con successo i test del suo impianto pilota nel Nevada settentrionale: secondo l’azienda dimostrano la fattibilità commerciale della sua tecnologia.

In Italia, la bolzanina Fri-El Geo ha lanciato il Progetto Pangea, rete di teleriscaldamento per 120mila abitazioni. Oggi il gas metano, con i suoi inquinanti impianti di riscaldamento domestico, è responsabile di oltre la metà delle emissioni di CO2. La startup tricolore ha avviato una partnership con A2A Calore e Servizi, nel settore del teleriscaldamento, proprio per incrementare l’impiego di fonti rinnovabili per il riscaldamento della città di Milano, per ridurre le emissioni di CO2. La geotermia, infatti, è fra le fonti energetiche a minor impatto ambientale.

Gli innovatori della sostenibilità dell’eolico offshore

L’energia eolica offshore ha un enorme potenziale per aiutare il mondo a raggiungere gli obiettivi climatici. L’ex società di combustibili fossili Ørsted sta guidando la carica per sbloccare questo potenziale, costruendo enormi parchi eolici offshore in Europa ed installando alcune delle prime turbine nelle acque degli Stati Uniti.

Il progetto FloatFarm, finanziato dall’Unione Europea, è destinato ad affrontare le sfide tecnologiche nel settore dell’eolico galleggiante. Estensione dell’ex progetto europeo chiamato FloaTech, a cui l’italiana Seapower aveva partecipato, si affida a un consorzio di 18 partner, tra pubblici e privati, provenienti da 8 Paesi europei. L’obiettivo è quello di migliorare le turbine eoliche galleggianti di grandi dimensioni e la loro integrazione nei vasti campi eolici. Lo scopo consiste nella maggiore riduzione possibile del costo finale dell’energia generata, scommettendo sulla sostenibilità.

Iniziativa torinese, Kgm1 promette di perfezionare l’uso dell’energia eolica, grazie a un’ottimizzazione ingegneristica del sistema elettro-meccanico. Il kite wind generator raccoglie il vento a circa 100 metri di quota.

Il sogno dell’acciaio verde

H2 Green Steel sta costruendo un grande impianto siderurgico nel nord della Svezia che si affiderà all’idrogeno verde e alle energie rinnovabili per ridurre sostanzialmente l’inquinamento climatico. La startup sta contribuendo a ripulire uno dei materiali da costruzione più importanti al mondo, che è anche una delle maggiori fonti di inquinamento industriale.

In Italia Acciaierie d’Italia, ha piani ambiziosi, ma anche una situazione complessa da definire. Invece a sfidare l’ex Ilva è Dri D’Italia che promuove la transizione energetica e l’evoluzione ecologica dell’industria siderurgica italiana, in linea con il PNRR. La società, totalmente controllata da Invitalia, ha il compito del rilancio e riconversione sostenibile del settore italiano della siderurgia, per garantire all’Europa zero emissioni entro il 2050.

Le startup della fusione nucleare

Commonwealth Fusion System ha un approccio alla fusione nucleare che si basa su decenni di ricerca, dopo altrettante delusioni nel settore. Il primo reattore commerciale dell’azienda vedrà la luce fra quasi 10 anni, ma se funzionerà, apporterà radicali benefici per il clima. Eni è partner strategico di Commonwealth Fusion Systems.

Fissione nucleare: ecco cosa propongono gli innovatori della sostenibilità

NuScale spera di rivitalizzare l’industria dell’energia nucleare con piccoli reattori modulari sicuri ed economici. L’azienda vanta un nuovo timbro di approvazione da parte della Nuclear Regulatory Commission degli Stati Uniti e prevede di iniziare i lavori nel 2025. Tuttavia novembre è arrivata la doccia fredda: l’aumento dei prezzi di materiali e tassi di interesse l’hanno costretta a un clamoroso dietrofront nello Utah. Ha infatti dovuto rinunciare al primo impianto commerciale in Occidente con tecnologia Smr, i reattori modulari di piccola taglia.

La fissione è il nonno dell’energia decarbonizzata: ha alimentato 300.000 case statunitensi negli anni ’50, quando il fotovoltaico era ancora solo un esperimento di laboratorio. A decenni di crescita sono seguiti decenni di declino, a causa degli incidenti, della problematica delle scorie e delle ingenti spese di costruzione dei reattori nucleari, criticità che li hanno resi tossici dal punto di vista commerciale e politico. bMa il futuro appartiene agli Small Modular Reactors (SMR) o a innovazioni sostenibili.

L’italiana Newcleo punta sul combustibile riciclato, per rendere più sostenibile la fissione. La startup italiana dell’atomo vanta un accordo con Enel e ha messo in campo 3 miliardi di euro di investimenti in Francia. Punta a fornire risposte alle tre più stringenti esigenze del settore: sicurezza, riduzione dei costi e degli sprechi.

Oltralpe costruirà un mini reattore nucleare a neutroni veloci, refrigerato a piombo (Lfr) da 30 megawatt elettrici, e un’unità pilota per combustibili decarbonizzati, sostenibil e circolari entro il 2030.

Batterie elettriche: le startup innovative

Nel progettare una batteria migliore, la cinese Byd ha fatto un passo avanti nella corsa globale ai veicoli elettrici. Le sue auto, accessibili e versatili, stanno rendendo i veicoli elettrici molto più accessibili e potrebbero dare una mano a Paesi come la Cina a ridurre in maniera drastica le emissioni prodotte dai trasporti. Ma i competitor non mancano.

Italmatch, società che opera nel campo della chimica con tecniche di riciclo selettivo per recuperare in purezza materiali come il nichel e il cobalto (in futuro anche con il litio), lavora nel quadro dello European Battery Alliance. L’associazione si pone l’obiettivo quello di aggredire un mercato delle batterie elettriche, oggi dominato dalla Cina, che vale 250 miliardi di dollari all’anno.

E-Storage Engineering ha ottimizzato una tecnologia per accumulare energia basata sul vanadio invece del litio. Lo spinoff dell’università di Padova offre un’alternativa al litio. Ma il vanadio ha il vantaggio di essere riciclabile ed incrementare il numero di cicli, abbassando i rischi di esplosioni e riducendo l’impatto ambientale secondo l’analisi del life cycle assestment.

Spinoff del Politecnico di Milano, ReActive ha messo a punto pastiglie, costituite da polveri metalliche reattive (a base di alluminio e magnesio), in grado di generare idrogeno a contatto con l’acqua. Si tratta infatti di una reazione chimica spontanea che ha suscitato l’interesse del settore aerospaziale, i cui residui possono reinserirsi nei cicli di produzione dell’alluminio o del magnesio. Le pastiglie fungono da batterie (una “pila all’idrogeno”) conservabili a lungo e in grado di produrre un litro di idrogeno per ogni grammo di massa.

i-Tes ha ideato e prodotto batterie ad accumulo termico che usufruiscono di materiali a cambio di fase, esplorando l’uso di formulazioni atossiche di origine vegetale, spaziando dalla climatizzazione degli ambienti al recupero del calore di scarto, fino alle auto elettriche e alle reti smart e micro grid.

Riciclo batterie: la carica degli innovatori della sostenibilità

Estraendo rifiuti elettronici e batterie EV in disuso, GEM rende la produzione di batterie più sostenibile. Basandosi su due decenni di esperienza nel riciclaggio di batterie ed elettronica, l’azienda cinese sta svolgendo un lavoro essenziale per rendere le batterie dei veicoli elettrici più ecologiche, dando loro una seconda vita attraverso il riutilizzo o l’estrazione dei minerali critici (litio, nichel, cobalto, magnesio e tungsteno) che contengono.

Ma nel riciclo delle batterie e nel recupero dei materiali critici, c’è l’Europa. La francese Circu Li-ion offre soluzioni di upcycling delle batterie guidata dall’intelligenza artificiale, che sfrutta l’AI per ottimizzare i processi di riciclo delle batterie e sviluppare il più grande archivio di dati sul riciclo delle batterie al mondo, rinnovando le pratiche di gestione e dello stesso riciclo dei materiali.

Le startup della rimozione del carbonio

Per evitare un riscaldamento globale dagli esiti catastrofici, oltre ad azzerare i combustibili fossili, occorre rimuovere l’anidride carbonica dall’atmosfera. Climeworks è pioniere di uno degli approcci più promettenti: la cattura diretta dell’aria, in cui gigantesche macchine aspirano il carbonio dalla CO2 nel cielo.

La startup finlandese Carbo Culture apre uno dei più grandi impianti di rimozione del carbonio in Europa. Il numero di impianti di produzione di biochar dovrebbe raggiungere quota 180 nel Vecchio continente, entro la fine di quest’anno. Altri impianti europei includono Carbofex, anch’esso situato in Finlandia, che rimuove oltre 3.000 tonnellate di anidride carbonica all’anno, equivalenti alle emissioni di 1.500 automobili a benzina.

Il biochar ha una duplice funzione. Oltre a rimuovere e trattenere il carbonio, il prodotto risultante si applica al terreno per migliorarne il valore nutrizionale e il potenziale di ritenzione idrica. Una caratteristica che lo rende particolarmente importante nelle aree soggette a inondazioni.

Le cinque tecnologie per rimovere la CO2

Sono 5 le più promettenti tecniche di rimozione del carbonio: la CDR (carbon dioxide removal); la cattura diretta dall’aria (dac); il prelievo dall’acqua; la BECCS (Bioenergy with carbon capture and storage) si attua applicando la CCS ai generatori elettrici a biomassa; un sistema compatto e modulare per l’attività di rimozione e stoccaggio del carbonio da biomassa (BiCRS); il potenziamento degli agenti atmosferici.

La CDR è il processo con cui si cattura la CO2 dall’atmosfera, stoccandola in modo duraturo sulla terraferma, nell’oceano, in formazioni geologiche o in prodotti.

La massa d’acqua oceanica è capace di assorbire dal 30 al 40% dei gas serra dall’atmosfera. Secondo i Massachusetts Institute of Technology (Mit), sarebbe più comodo estrarre la CO2 dagli oceani, anziché dall’aria. La metodica potrebbe avvenire in sinergia con gli impianti di desalinizzazione.

Capitolo energie rinnovabili

ReNew sta svolgendo un ruolo di primo piano nella transizione energetica dell’India, aumentando la capacità di energia rinnovabile del Paese, costruendo infrastrutture di stoccaggio dell’energia e, in futuro, auspicabilmente, producendo idrogeno verde.

In Italia Enel Innovation Hub è la rete globale del gruppo, un nodo strategico nel network di Open Innovation e scouting di tecnologie innovative e sostenibili di Enel.

Ma in Europa è elevato il numero di startup emergenti all’insegna della transizione energetica. Seabreath è una realtà di Parma che ha sviluppato una tecnologia per generare energia dal mare grazie a un sistema multi-camera che ricava elettricità dal moto oscillante delle colonne d’acqua delle onde. Una volta installato, il sistema, che sembra un molo galleggiante ancorato vicino a riva (utile anche per agevolare il ripopolamento ittico, oltre ad agire come frangiflutti), sfrutta un flusso unidirezionale e quasi continuo, che permette l’uso di un’unica turbina e assicura una maggiore efficienza. Con un inquinamento acustico basso, prende il nome del respiro del mare dal soffio delle valvole esterne.

La startup livornese Hph ha progettato e creato un catalizzatore per la produzione di idrogeno attraverso steam reforming con una torcia al plasma, vaporizzando una miscela di acqua e metano con un reattore, una volta riscaldato mediante un plasma ad alta temperatura. La tecnologia è in fase di test e sta studiando l’eventuale scalabilità industriale.

Alperia in Alto-Adige

Un caso interessante è Alperia, con sede a Bolzano ed altre sedi operative dislocate sul territorio altoatesino e nazionale, tra i protagonista “nella generazione idroelettrica e nella crescita delle rinnovabili“, spiega Luis Amort, Direttore Generale di Alperia: “Produciamo il 91% della nostra energia da fonti rinnovabili e vogliamo incrementare questa percentuale investendo su altre soluzioni energetiche green: costruiamo sistemi per il teleriscaldamento alimentati dal calore generato dalla biomassa e dai rifiuti solidi urbani, sviluppiamo soluzioni per il fotovoltaico residenziale e industriale, per la mobilità elettrica e l’efficienza energetica, investiamo nella realizzazione di impianti ad idrogeno verde e stiamo lavorando alla costruzione di impianti di produzione di biometano per le imprese. Con la Vision 2031, Alperia ha stabilito che entro il 2031 venderà solo elettricità green. Inoltre, ci siamo dati l’obiettivo di ridurre le nostre emissioni di CO2e (Scope 1, 2 e 3) del 46% entro il 2027 (rispetto al 2021), per raggiungere il Net Zero entro il 2040, e proprio con questa strategia ci siamo presentati alla Cop28 per promuovere l’abbattimento delle emissioni e le rinnovabili”.

Gli innovatori di sostenibilità nell’Agrifood

NotCo progetta hamburger, maionese e pollo vegani dal sapore più affine a quello reale. L’azienda cilena utilizza l’intelligenza artificiale per ideare e produrre alternative vegetali ai prodotti a base di latticini e carne. Ha collaborato con alcuni dei più grandi marchi del mondo per aiutarli a creare alimenti che abbiano un minore impatto sul clima.

L’edizione 2022 l’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano e dell’Università degli Studi di Brescia ha compiuto il censimento di circa 1200 startup internazionali nell’ambito dello smart agrifood, attive in vari comparti del settore agroalimentare, tra cui quello dell’agricoltura 4.0.

Startup italiane che stanno emergendo in questo campo sono Agricolus e Sfera, nate anche per contrastare lo spreco. Quest’ultima, oggi un’azienda, ha realizzato il primo impianto di produzione di ortaggi completamente sostenibile, coltivando con un risparmio idrico e di suolo fino al 90% rispetto alle colture tradizionali e consegnando i prodotti in sole 24 ore dal raccolto, oltre a privilegiare l’uso di insetti buoni ai trattamenti chimici.

Agricolus è una startup dedicata a soluzioni per l’agricoltura 4.0, specializzata nell’agricoltura di precisione: usa la texcnologia GIS (Geographical Information System) per mappare gli appezzamenti e georeferenziare le informazioni; con le immagini satellitari effettua monitoraggio da remoto; i modelli previsionali supportano le prevenzione di parassiti e malattie; i sistemi di supporto alle decisioni (DSS) forniscono supporto al processo decisionale data-driven; i sensori rilevano dati per monitorare lo stato di salute delle piante; l’agricoltura di precisione infine contribuisce agli interventi agronomici mirati.

Interessanti sono anche le startup dedicate all’eCommerce per il recupero delle eccedenze e prodotti agroalimentari invenduti sui canali tradizionali.

Le startup della chimica

Twelve sta convertendo le emissioni di anidride carbonica in carburante sostenibile per aerei. Recentemente ha lanciato il primo impianto di produzione su scala commerciale di carburanti power-to-liquid per l’aviazione sostenibile negli Stati Uniti. Soorattutto negli Usa, sono nate le startup come AeroSustain, ElectroAero, VayaSpace, CleanJoule, FuturePast, MetaFuels, FlyOro.

Ma anche in Europa c’è grande fermento intorno al SAF (sustainable aviation fuel) per l’aviazione sostenibile. La tedesca Caphenia utilizza anidride carbonica, metano ed elettricità rinnovabile per produrre SAF.

Gli innovatori di sostenibilità delle reti elettriche

Batterie più economiche realizzate con materiali ampiamente disponibili potrebbero aiutare la rete elettrica a passare più rapidamente alle energie rinnovabili.

Form Energy sta per esempio costruendo batterie a base di ferro, aria ed acqua che potrebbero immagazzinare energia rinnovabile nella rete per lunghi periodi, risparmiando in vista degli orari in cui l’eolico e il solare non sono disponibili. L’uso del ferro, uno dei metalli più comuni del pianeta, potrebbe aiutare l’azienda a costruire batterie abbastanza economiche da risultare molto pratiche.

In Europa la svedese Tibber punta ad aiutare i consumatori a ridurre le bollette energetiche, rendendo più intelligente il consumo di elettricità. La startup greentech sta rinnovando il settore dell’energia con il suo modello di business: invece di trarre profitto dal consumo di energia dei propri clienti, l’azienda offre loro energia rinnovabile al prezzo d’acquisto. Oltre a una tecnologia intelligente che li aiuta a controllare e ridurre il consumo di energia. La sua visione è quella di rendere il consumo di energia sostenibile semplice e accessibile a tutte le famiglie. L’obiettivo è quello di ridurre del 20% il consumo energetico residenziale delle famiglie europee.

Tibber è già ben radicata in Norvegia, Svezia e Germania e sta per essere lanciata nei Paesi Bassi, ma mira ad espandersi ulteriormente in tutta Europa.

Le startup degli scooter elettrici

Il futuro dei veicoli elettrici potrebbe essere a due ruote e iperconnesso. Gogoro potrebbe essere una sorta di Tesla al contrario. La casa automobilistica elettrica di Elon Musk ha costruito una rete di stazioni di ricarica per vendere automobili. Gogoro invece ha venduto scooter per creare un mercato per la sua rete di scambio di batterie.

In Europa costruiscono eScooter Seat del Gruppo Volkswagen (il modello Seat MÓ 125 ha un’autonomia di 137 km), la tedesca BMW (il modello CE 04 ha un’autonomia 130 km), la Garelli (il cui Ciclone ha autonomia da 120 km).

In Italia le startup dell’Automotive in ascesa sono una decina e spaziano da Kinecar a Carchain, da MegaRide a Novac. Spin-off accademico della facoltà di ingegneria dell’Università Federico II di Napoli, MegaRide opera nell’ambito delle gare motociclistiche e automobilistiche. Nelle competizioni motoristiche, la startup partenopea si è fatta notare in vari campionati, dove affianca costruttori e produttori di pneumatici come Ducati, anche in MotoGP e Pirelli.

Invece, a sua volta spin-off di MegaRide, VESevo è diventata un elemento indispensabile per il setup di auto e moto da competizione. La startup è in grado di effettuare la raccolta dei dati sui singoli pneumatici. Grazie a un algoritmo di elaborazione a posteriori, le informazioni permettono di analizzare in maniera dettagliata le proprietà fisiche delle gomme.

2elecrton, startup fondata spin-off della Pmi Zender, combina la sostenibilità ambientale dei motori elettrici e le emozioni derivanti dalla guida di una moto tradizionale. L’interfaccia consente al motociclista di scegliere la modalità di guida più gratificante tra una gamma di opzioni in via di implementazione.

Le startup dell’edilizia green

Sublime Systems utilizza l’elettrochimica per reinventare uno dei materiali più inquinante al mondo, il cemento edilizio. L’azienda ha infatti inventato un nuovo modo di produrre cemento. L’approccio della startup sfrutta l’elettrochimica per ridurre drasticamente le emissioni, sia modificando le reazioni chimiche coinvolte sia eliminando la necessità di alte temperature.

In Europa il cemento carbon-free è quello di Heidelberg Materials, che ha acquisito l’Italiana Italcementi con 160 anni di storia. Con 3mila siti produttivi in oltre 50 Paesi, il nuovo brand fa rima con sostenibilità. Il gruppo sfrutterà la Carbon Capture and Storage (CCS), catturando la CO2 prodotta negli impianti per stoccarla a grandi profondità, o la Carbon Capture and Utilization (CCU), riutilizzandola dopo averla messa a disposizione di altri processi industriali. La sfida è raggiungere la neutralità carbonica dei propri processi produttivi entro i prossimi anni.

Conclusioni

Solo in Italia superano la soglia delle 21mila unità le aziende che nel nostro Paese sono direttamente impegnate nella transizione energetica. Il 18% risiede in Lombardia, il 10,5% nel Lazio, il 9% in Veneto, l’ 8% in Campania e altrettante in Emilia-Romagna.

Nel 2021 Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) ha lanciato Zero, il nuovo acceleratore di startup in ambito Cleantech, frutto della collaborazione con importanti player finanziari e industriali, tra cui Eni come main partner e Acea, Maire Tecnimont e Microsoft Italia in qualità di corporate partner. L’acceleratore Zero è nato per selezionare le startup e PMI innovative impegnate nello sviluppo di progetti e soluzioni tecnologici volti alla decarbonizzazione e alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti, velocizzando i processi di transizione energetica e promuovendo l’economia circolare. I progetti ci sono, anche la volontà non manca. Bisogna però investire di più negli innovatori di sostenibilità, perché il 2050 si avvicina e dobbiamo arrivare preparati all’obiettivo Net zero.

Secondo lo studio di Boston Consulting Group (Bcg) sull’Industrial Decarbonization Pact, il costo della transizione ecologica nei settori difficili da decarbonizzare, i cosiddetti Hard to Abate, potrebbe attestarsi a quota 20 miliardi di euro entro il 2030, in crescita di 15 miliardi rispetto alla previsione precedente. Tuttavia i costi del non fare potrebbero salire a 3,5 miliardi di euro all’anno.

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