trasformazione digitale

Recovery Fund occasione unica per fintech e insurtech: le sinergie che servono al Paese

La trasformazione digitale di piccole e medie imprese non potrà compiersi senza una digitalizzazione pervasiva dell’industria bancaria e assicurativa e l’apporto sinergico di start-up fintech e insurtech innovative. Il Recovery Fund è un’opportunità da non perdere anche per questo

Pubblicato il 05 Mar 2021

Marco Giorgino

Professore di Istituzioni e Mercati Finanziari, Direttore Scientifico Osservatorio Fintech & Insurtech - Politecnico di Milano

fintech

Le risorse attivate dal Piano Next Generation EU rappresentano un’occasione unica per realizzare importanti sinergie tra PMI, settore bancario e assicurativo e società fintech & insurtech innovative, attraverso la trasformazione digitale dell’intero sistema.

Il momento è cruciale e l’occasione assolutamente unica dell’arrivo del Recovery Fund non va sprecata: il “vecchio” continente ha da tempo bisogno di un futuro diverso che coniughi, nel solco della sua storia importante come culla della civiltà moderna, tradizione con innovazione e sostenibilità.

Recovery Fund, un’occasione unica per l’Italia

Per l’Italia, in particolare, questo vuol dire tantissimo. Anche in questo caso parliamo di un’opportunità che non ha precedenti. Il “Piano Marshall” del terzo millennio per fronteggiare gli effetti della “guerra da Covid-19” è molte volte superiore a quello che oggi sarebbe il valore delle risorse stanziate all’epoca per far ripartire il paese dopo la Seconda guerra mondiale. Peraltro, le risorse oggi disponibili vanno a inserirsi su una situazione del bilancio pubblico, che anche per effetto delle necessità emerse nell’ultimo anno e con un incremento del debito pubblico per circa 160 miliardi di euro, non ha particolari margini di flessibilità e certamente non è in grado di fronteggiare le necessità che abbiamo.

A valle di questa lunga premessa, dobbiamo essere convinti che la digitalizzazione del paese è una priorità assoluta. Molti sono gli ambiti su cui svilupparla. Vorrei poggiare l’attenzione su tre di questi, che, anche se identificati e descritti in modo distinto tra loro, hanno potenziali sinergie di grandissima rilevanza, sinergie che “scaricherebbero” sul sistema socioeconomico e finanziario del paese effetti molto virtuosi.

Le piccole e medie imprese

Innanzitutto, partirei dalle piccole e medie imprese. Dobbiamo sostenerle, dobbiamo supportarle, dobbiamo rafforzarle per renderle più competitive. Di industria 4.0 si è già parlato e fatto tanto ma si deve fare di più. Le PMI sono tra quelle che hanno sofferto di più la crisi. Il recupero passa anche attraverso un rafforzamento della loro patrimonializzazione e gestione finanziaria così come una semplificazione e una digitalizzazione dei propri processi amministrativi e finanziari. L’efficienza, e quindi la focalizzazione delle risorse sulle attività a maggiore valore aggiunto, passa anche da qui. Non v’è dubbio che le PMI hanno bisogno di più equity, così come hanno bisogno di un debito di mercato che le orienti a prospettive più di lungo termine, anche per essere in linea con le concorrenti europee. Per accedere a questi strumenti bisogna essere pronti e questo richiede un percorso, solo in parte avviato che va accelerato, che richiama la necessità di digitalizzare i processi amministrativi e finanziari, con effetti positivi sul tracciamento delle informazioni e sulla tempestività e sulla affidabilità dei sistemi di controllo interno, sulla gestione e sul rischio. Questo si collega alla necessità di accelerare sulla digitalizzazione dell’industria finanziaria, cogliendo così tutte le opportunità che fintech e insurtech oggi offrono, anche per le PMI.

L’industria bancaria e assicurativa

Un secondo ambito di interesse è quello dell’industria bancaria e assicurativa che deve accelerare il processo di trasformazione digitale non solo per meglio servire il mercato, che per l’Italia vuol dire, in particolare, PMI e individui, ma anche per contribuire, in quanto attore sistemico, proprio alla trasformazione del sistema di riferimento. È difficile immaginare di digitalizzare i processi amministrativi e finanziari delle PMI o di supportarle nelle proprie necessità di ristrutturazione finanziaria se non si è a propria volta digitalizzati, innovativi e pronti ad allargare il proprio sistema di offerta. I dati dell’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano segnano per il 2020 un forte incremento dell’uso dei canali digitali e delle applicazioni digitali e questo è certamente un buon segnale, anche se conseguenza della crisi pandemica che ha segnato i comportamenti di imprese e individui.

Nel mese di aprile 2020, ad esempio, vi sono state punte di incremento su transazioni digitali e su apertura di nuovi rapporti in digitale, rispetto ad aprile 2019, rispettivamente del 63% e del 198%. Covid-19 ha rappresentato una necessità che ha accelerato la digitalizzazione dell’industria bancaria e finanziaria e che è stata trasformata in un’opportunità. Molti clienti che hanno dovuto sperimentare funzionalità digitali ne hanno poi colto i vantaggi e la qualità, spesso percepita come adeguata, e quella che è nata come una necessità sta diventando un’abitudine. Quello che però ci si aspetta è una trasformazione dell’intero modello di business e operativo e non solo una evoluzione del modello distributivo. Tutti gli ambiti dell’attività di banche e compagnie sono interessati da questa necessità, come, in particolare, per le banche il sistema dei pagamenti, quello del lending, anche alle PMI, quello della raccolta e della gestione del risparmio e per le assicurazioni sia il business dei danni che il ramo vita. C’è poi spazio per l’innovazione di prodotto e questo anche per fronteggiare la concorrenza che sempre più arriva anche da altri settori, non tipicamente finanziari. La domanda da porsi è se gli incumbent dei settori bancario e assicurativo sono autonomamente in grado di favorire l’innovazione o se l’industria può valorizzare anche il ruolo di altri operatori, in particolare start-up e società innovative, per accelerare in questa direzione.

Start-up fintech e insurtech innovative

Vengo al terzo e ultimo ambito che riguarda proprio le start-up fintech e insurtech innovative. Nel mondo ne monitoriamo oltre 2.540, in Italia molte meno. Questo numero è aumentato nel corso degli ultimi anni e il fermento che si registra nel nostro paese è certamente superiore a quello registrato in paese. Ma è sufficiente? Il ruolo delle fintech & insurtech è molto importante, non tanto in termini dimensionali – essendo spesso esse molto piccole e comunque non ancora nelle condizioni di raggiungere volumi significativi- quanto in termini segnaletici e qualitativi. L’innovazione è alimentata anche da questi soggetti che rappresentano modelli di business innovativi e attività che possono essere non solo concorrenti ma anche sinergiche rispetto a quelle già presenti sul mercato.

La presenza di un sempre maggiore numero di start-up innovative fa bene da almeno tre punti di vista. Innanzitutto, possono concorrere a rappresentare, in taluni casi, un’alternativa all’offerta presente. In questo senso, ad esempio, se non ci fossero stati nuovi operatori fintech e insurtech non avremmo avuto l’instant lending o l’instant insurance. Inoltre, possono essere complementari rispetto ai processi operativi e distributivi. In questo senso, ad esempio, possiamo annoverare le fintech & insurtech che propongono soluzioni b2b2c, così contribuendo all’offerta degli incumbent nella loro relazione con i clienti finali. Sono, infine, molto importanti per alimentare quegli ecosistemi che oggi sono necessari per poter accelerare, anche attraverso soluzioni di open innovation, i processi innovativi dell’intero sistema bancario e assicurativo, favorendo lo sviluppo di vere e proprie piattaforme per sviluppare innovazione.

Conclusioni

Il momento è davvero cruciale, l’occasione non va sprecata, per noi e per le future generazioni, per dare a questo paese, e all’Europa intera, un futuro in linea con la sua storia di successo e di importanza a livello mondiale.

Le risorse attivate dal Piano Next Generation EU sono ingenti ma non per questo vanno usate in modo non focalizzato e senza definire delle priorità ben ponderate.

La digitalizzazione deve essere ampia e pervasiva. Il sistema delle PMI è strategico e deve essere in cima a queste priorità. In particolare, i loro processi devono diventare più efficienti e, tra questi, quelli amministrativi e finanziari per renderle anche più presentabili e appetibili sul mercato dei capitali.

Il mercato finanziario nel suo complesso, e in particolare per le componenti bancarie e assicurative, a sua volta deve accelerare nel percorso di trasformazione digitale, anche favorito direttamente, con collaborazioni, e indirettamente, con uno stimolo alla competizione, da una sempre maggiore presenza di società fintech & insurtech innovative. La ricerca virtuosa di sinergie tra queste tre componenti, anche attraverso l’uso delle risorse che l’Europa mette a disposizione, è un’opportunità straordinaria. È anche un dovere e una grande responsabilità.

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