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Startup, le politiche di incentivo in Europa: il confronto tra i Paesi

Il supporto alle startup innovative in Europa assume forme diverse, che siano incentivi, credito d’imposta o venture capital. La strada per il sostegno alle giovani imprese non è una sola. In Germania per esempio, si creano le basi imprenditoriali già durante gli studi scolastici

Pubblicato il 14 Feb 2019

Riccardo Scarfato

Institutional Affairs Manager

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I singoli Stati, oltre che la stessa UE, presentano politiche differenti di sostegno alle startup e formano un mosaico che prova ad essere attraente per imprenditori provenienti da ogni angolo del mondo.

Il mercato europeo è uno dei più importanti al mondo, per numero e valore di prodotti e servizi esportati, e deve tenersi necessariamente al passo nel settore dell’innovazione per continuare ad essere competitivo.

La situazione in Italia

Il Governo giallo-verde sembra davvero intenzionato a rilanciare la realtà degli startupper in Italia. Gli strumenti sicuramente non mancano per provare a fare il salto di qualità e competere con Francia, Germania e UK.

Il core delle politiche di sviluppo per le startup è il framework normativo creato dallo Startup act italiano, introdotto con il d.l. 179/2012, che facilita la nascita e crescita di nuove imprese innovative. La normativa individua dei caratteri necessari che la start-up deve possedere, per rientrare nella definizione del d.l., e che grazie a discipline (societarie e giuslavoristiche) ad hoc potrà avere accesso a incentivi, fondi garanzia e programmi di espansione. Dal 2016 è possibile creare e costituire una startup innovativa con una procedura online gratis e disintermediata (all’atto del notaio), e non incorrere nel pagamento dei diritti camerali e di bollo.

In aggiunta, il fondo di garanzia per le PMI (FGPMI), al quale le startup gratuitamente possono applicare, esonera da ogni valutazione di natura creditizia ulteriore rispetto a quello della banca di riferimento in vista del prestito all’impresa. La garanzia coprirà se del caso fino all’80% di ciascun prestito per un massimo di 2,5 milioni di euro. Prima della chiusura del 2018 è stata approvata la nuova manovra finanziaria, che prevede diverse misure a sostegno delle startup e soprattutto allo strumento del venture capital, con la novità sostanziale che lo stato potrà investire in maniera diretta o indiretta in Venture capital a favore degli startupper. La partecipazione statale nel complesso non dovrà comunque superare il limite del 49% del capitale sociale dell’impresa estera, né superare la quota del partner italiano, tramite il Mise con il gruppo Cassa deposito e presiti (Cdp).

Il Def 2019 inquadra ufficialmente la species degli investitori definiti Business Angels, che fino a qualche anno fa si associavano e si riunivano in gruppi informali, con un registro presso la Banca d’Italia. I Business angels saranno quegli investitori privati che compreranno quote di Startup per almeno quarantamila euro nell’ultimo triennio. Rientrare in questa categoria permetterà sgravi e incentivi fiscali per gli investitori che passano dal 30 al 40% delle somme investite: una misura particolarmente efficace nell’alimentare l’Angel Investing, il Crowdfunding, e gli investimenti negli Hub per l’innovazione. Inoltre, per agevolare l’investimento privato in startup, è stato introdotto un incentivo sotto forma di credito di imposta per le società (non startup) che investono in startup (acquistandola al 100%) purché mantengano le quote per almeno 3 anni.

Carattere centrale continua a rivestire il Programma Italia Startup Visa (ISV) lanciato dal Mise nel 2014. Il ISV ha introdotto una procedura interamente gratuita, accelerata e centralizzata ai fini della concessione dei visti di ingresso per i cittadini non UE che intendono avviare, individualmente o in team, una startup innovativa in Italia. Le analisi del Mise riportano come, al marzo del 2017, siano pervenute più di 200 domande di candidatura, delle quali 60,4% hanno avuto esito positivo, 31,5% esito negativo; e 18 sono ancora in attesa di valutazione. La nazione con più presenze è stata la Russia, con 50 persone ovvero il 23,6% del totale, davanti alla Cina con 45 candidati. Molto funzionale risulta essere lo strumento del Smart&Start Italia, tool agevolativo istituito dal Ministero dello sviluppo economico al fine di promuovere le condizioni per la diffusione di nuova imprenditorialità e sostenere le policies di trasformazione tecnologica ed aumento del valore per i risultati del “sistema Paese”. La misura agevolativa è riservata alle startup innovative localizzate su tutto il territorio nazionale, iscritte nell’apposita sezione speciale del registro imprese e in possesso dei requisiti di cui all’art. 25 del decreto-legge n. 179/2012.

Per rientrare nella domanda di agevolazione, la costituzione della società deve intervenire entro 30 giorni dalla comunicazione di ammissione alle agevolazioni. In particolare, le startup potranno avere dei finanziamenti agevolati:

  • interessi di valore pari al 70% delle spese e/o dei costi ammissibili, elevabile all’80% nel caso in cui la società sia interamente costituita da donne o da giovani di età non superiore a 35 anni, oppure preveda la presenza di almeno un esperto con titolo di dottore di ricerca (o equivalente) conseguito da non più di 6 anni e impegnato stabilmente all’estero in attività di ricerca o didattica da almeno un triennio;
  • servizi di tutoring. Le startup innovative, costituite da non più di 12 mesi, usufruiscono di servizi specialistici, che possono includere scambi con le migliori realtà internazionali, identificati in base alle caratteristiche delle startup attraverso un’attività di benchmark.

Gli ultimi dati ufficiali, contenuti nel diciassettesimo rapporto trimestrale del MISE del settembre 2018, riportano come 2.317 startup hanno ricevuto più di un prestito con una durata media di 4 anni con un importo totale di più di 800 milioni di euro. Inoltre, nella procedura per accedere al fondo, gli startup hanno priorità nell’istruttoria. Dalle risposte di survey del Mise emerge come le misure più conosciute siano:

  • la riduzione dei costi per l’avvio d’impresa (ossia l’esonero da diritti camerali e imposte di bollo applicato di default alle startup innovative al momento dell’iscrizione al Registro delle imprese);
  • l’accesso semplificato e gratuito al Fondo di Garanzia per le PMI, noto a quasi 9 startup su 10 (anche se quasi 1 su 5 dichiara di non conoscere le modalità per accedervi);
  • il credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo (CIR&S);
  • gli incentivi fiscali per gli investimenti in capitale di rischio;
  • la maggiore flessibilità prevista per le assunzioni a tempo determinato.

Invece, una misura per cui molti imprenditori dichiarano scarso interesse, o una conoscenza solo superficiale, è la possibilità di avviare campagne di equity crowdfunding. La rilevazione si conclude con una domanda a risposta aperta: “Come il legislatore potrebbe potenziare il quadro normativo in cui operano le startup innovative? Su quali aspetti della vita d’impresa dovrebbe intervenire?”. È emerso come l’esenzioni temporanee da imposte e contributi previdenziali nei primi anni di attività, e la possibilità di accedere a forme di finanziamento a fondo perduto o evitare il ricorso a bandi cd. “cash-negative”, (ovvero quelli il finanziamento arriva in una fase successiva come rimborso di costi già sostenute) siano le priorità degli imprenditori e startupper.

Importante strumenti di incentivazione all’imprenditoria, soprattutto nelle regioni del sud Italia, è il Credito di imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno – PON Imprese e competitività 2014-2020 (Fers). Questo aiuto alle imprese che acquistano beni strumentali nuovi, finalizzato all’aumento della competitività nelle regioni del Mezzogiorno, tuttavia non è specifico per le startup.

I dati più recenti vengono da Invitalia, aggiornati al 3 gennaio 2019, e riportano 410 startup finanziate con il programma Smart&Start per un totale di 193 milioni di euro in investimenti attivo e 188,14 milioni di agevolazioni concesse, distribuiti tra Valorizzazione della ricerca (28,05%), economia digitale (49,51%) e innovazione di processo (22,44%).

Cosa succede in Francia

Potrebbero bastare le immagini e i dati della Station F di Parigi, ovvero l’incubatore di startup più grande al mondo, per comprendere come la Francia abbia a cuore l’immagine di sé verso questo mondo. Ancora, possiamo guardare ai dati del CES (the international consumer electronic show) 2017, luogo preferito dei leader manager e dai pionieri digitali, svoltosi a Las Vegas lo scorso anno dove la Francia è salita sul secondo gradino per la presenza di più startup sul posto (ben 275) alle spalle degli USA e prima della Cina. L’Italia si presentava invece con una dozzina di startup.

Questi risultati sono stati possibili grazie a delle politiche ed inventivi ad hoc per gli startupper, che li hanno spinti ad investire sempre più Oltralpe. Inutile dire che la Francia vanta una tassazione molto competitiva in ambito di ricerca, e sviluppa continui accordi di esenzione fiscale (temporanea) per le start-up innovative e le nuove imprese. Per convenzione partiamo dal Patto per la crescita, la competitività e l’occupazione (Pacte pour la croissance, la compétitivité et l’emploi) iniziativa nata sotto la presidenza di François Hollande, il 6 novembre 2012, che mira a fornire alle società che operano in Francia i mezzi per riposizionarsi in modo efficace e sostenibile nel mercato.

Il patto identificava otto leve di competitività e trentacinque misure concrete, per rilanciare ed incentivare il fenomeno startup e crescita del paese. In particolare, si basava su:

  • un credito di imposta maggiore per la competitività e occupazione
  • semplificazione e adeguamento della normativa fiscale per il settore delle startup.

Con la nascita di Bpifrance, la nostra Cdp, il compito di supportare l’investimento pubblico nel settore delle startup è diventato l’obiettivo maggioritario nell’agenda dei vari Governi che si sono succeduti negli anni. Tuttavia, nella competizione internazionale, l’innovazione si basa sempre più sulla capacità di un’economia di emergere con nuovi progetti imprenditoriali, e penetrare rapidamente e con forza in un mercato attraverso il salto di innovazione tramite i prodotti e servizi forniti. Il Governo Macron si è attivato da subito per creare le migliori condizioni possibili per il miglioramento e lo sviluppo di start-up in Francia.

Un esempio è stato l’incremento del fondo Bpifrance per l’imprenditorialità nei quartieri di periferia, in linea con le nuove politiche di sviluppo urbane e suburbane. Per elencare gli incentivi in Francia per le startup è utile ricordare:

  • Il plan d’épargne en actions (PEA) che è orientato all’investimento nelle PMI, ed ha un massimale che continua a crescere anno in anno con la contestuale creazione del PEA-PME per incoraggiare un riorientamento dei risparmi delle famiglie verso il finanziamento alle imprese, PMI e mid-cap;
  • la capacità dei fondi di investimento locali (FIP) e dei fondi comuni di investimento in innovazione (FCIC) è migliorata grazie ad una semplificazione delle regole di investimento ed ha aumentato la loro dimensione in cambio di un impegno a prolungare la durata dell’investimento nell’azienda scelta;
  • il sostengo pubblico alla formazione di gruppi di “business angels “, facilitando la creazione di SIBA, società di investimento ad hoc per i business angels;
  • Il regime di ammortamento del 40% più elevato rispetto al passato, che fornisce supporto alle imprese per migliorare le loro strutture produttive e aumentare la loro competitività.
  • L’esenzione dalle imposte locali dirette (contributo economico locale, imposta fondiaria) è disponibile anche in molte parti del paese, in particolare per la creazione o l’espansione di imprese industriali.

A tutto questo si affiancano una serie di esenzioni fiscali, come per il personale, ricercatori e tecnici di ricerca che partecipano direttamente ed esclusivamente alla parte di R&D, nei casi in cui tali spese riguardino persone con un dottorato o titolo equivalente, ammortizzando il doppio (200%) per i primi 24 mesi successivi all’assunzione del lavoratore. Ancora le nuove imprese in fase di start-up innovative hanno diritto a esenzioni da imposta sul reddito delle persone fisiche e sul reddito delle società, ed esenzione totale per il primo esercizio o il primo periodo in cui sono tassati sugli utili (max 12 mesi), seguita da un’esenzione del 50% per l’anno successivo.

Gli sgravi nel Regno Unito

Gli sgravi fiscali in materia di R&S sono al centro delle politiche di incentivazione delle startup anche in Regno Unito. Queste sono istituite dal governo britannico con il chiaro scopo di incoraggiare le imprese a spendere di più (recuperando i costi) in ricerca e sviluppo nel Regno Unito beneficiando, fin quando possibile, del Mercato Unico. I tipi di costi che potrebbero essere recuperati se una società ha intrapreso attività qualificanti sono:

  • i costi diretti del personale inclusi i salari, il NIC del datore di lavoro e i contributi pensionistici;
  • i subappaltatori ed i costi dei liberi professionisti;
  • le spese per materiali e materiali di consumo necessari ai processi di R&S.

Il sostegno del governo alle start-up e agli imprenditori include l’accesso a programmi di mentoring e finanziamenti grazie al lavoro congiunto con il settore privato. Il Dipartimento per il commercio internazionale (DIT) con il Programma Global Entrepreneur (GEP) aiuta gli imprenditori stranieri e le imprese tecnologiche in fase scalare che vogliono trasferire il proprio business nel Regno Unito. Il supporto è gratuito e include:

  • l’aiuto a sviluppare piani aziendali;
  • assistenza per il trasferimento nel Regno Unito;
  • guida sull’internazionalizzazione d’azienda;
  • tutoraggio da parte di imprenditori esperti selezionati; e
  • aiuto continuativo negli anni, una volta che il business sia stato creato nel Regno Unito

L’attuale aliquota dell’imposta sulle società è del 20%, ovvero la più bassa dei paesi del G20 secondo l’OECD. Inoltre, grazie ai numerosi accordi conclusi per evitare le doppie imposizioni, la maggior parte delle società con sede nel Regno Unito non pagherà l’imposta sulle società sui dividendi stranieri. Anche in UK le aziende possono ottenere una detrazione del 100% dell’imposta sulle società sul lavoro relativo alla ricerca e sviluppo. Le PMI possono ottenere un’ulteriore detrazione dal loro reddito imponibile pari al 125% delle loro spese correnti in R&S qualificate.

La fluidità è sicuramente un tratto distintivo del Regno Unito, un vero e proprio paradiso se si vuole formare una nuova società a responsabilità limitata, nel quale è necessario semplicemente registrarsi presso la Companies House con un costo di circa 20 pounds e in appena 24 ore. Per convenzione possiamo elencare 4 modi in cui il Regno Unito supporta il proprio sostrato di società in fase di startup:

  1. Seed Enterprise Investment Scheme (SEIS). Il SEIS è uno sgravio fiscale del Regno Unito destinato a incentivare l’investimento in PMI da parte di persone con passività fiscali nel Regno Unito. Lo schema di investimento ha lo scopo di aiutare le società in fase iniziale a raccogliere fondi azionari. in sostanza il SEIS è pensato per aiutare l’azienda a raccogliere fondi quando inizia il Business offrendo sgravi fiscali ai singoli investitori che acquistano nuove partecipazioni dell’azienda.
  2. Entrepreneur’s Relief (ER). Benefits, gli imprenditori in UK possono vendere o donare la propria attività e rivendicare il così detto relief agli imprenditori, disponibile fino a £ 10.000.000, poiché questi ultimi imprenditori ottengono sgravi fiscali con un’aliquota ridotta del 10%. Senza contate l’abbassamento dell’aliquota sulle plusvalenze in caso di vendita dell’attività.
  3. Research and Innovation Talent Visa, il visto per gli imprenditori.
  4. Monitoring ed assistenza costante alla nuova impresa in fase di start-up.

Le startup innovative in Germania

La Germania offre alle startup una buona infrastruttura di base, oltre a numerose opportunità di finanziamento. Non a caso Berlino è considerata la capitale europea delle startup attirando ogni anno migliaia giovani imprenditori internazionali Per molto tempo l’economia tedesca è stata principalmente caratterizzata da grandi società e PMI. Intorno al 2005 ha iniziato però ad emergere un secondo filone, che sta creando numerosi posti di lavoro, ovvero quello delle startup digitali. Le varie attività di start-up stanno svolgendo un ruolo importante nello sviluppo economico tedesco generando innovazioni, creando nuova occupazione e promuovendo così il concetto di concorrenza.

La Germania ha fatto del settore dell’istruzione il proprio baluardo, per attrarre imprenditori, in questa corsa per attirare giovani menti ed idee. All’alba dell’economia di Internet, erano le principali società di e-commerce a dare forma alla consapevolezza tedesca sulle questioni digitali che provenivano, in larga parte, dagli Stati Uniti. Ma il mondo delle start-up tedesche è diventato da tempo molto più audace: oggi gli imprenditori stanno lanciando le proprie innovazioni dalla Germania sul mercato internazionale (vedi Flixbus). Accanto ai classici corsi di economia, le università tedesche affiancano importanti programmi di studio di business, tra cui appunto le materie relative alle startup, per dare agli studenti gli strumenti per poter creare un giorno le proprie aziende digitali. Come se questo non fosse un incentivo abbastanza forte, iI principali istituti di ricerca come la Fraunhofer-Society, la Max Planck Society e il Helmholtz Association elargiscono numerosi e generosi incentivi ai loro ricercatori per trasformare innovazioni e brevetti in modelli di business digitali.

Infatti, soprattutto nelle fasi iniziali, gli imprenditori hanno bisogno di qualcosa in più di un semplice incoraggiamento e supporto morale. Per questo motivo il governo tedesco, il Fondo speciale ERP ed i Länder offrono diversi programmi di sostegno per le startup. Questi, tipicamente, assumono la forma di prestiti per lo sviluppo pubblico con tassi di interesse favorevoli, scadenze lunghe e, in molti casi, periodi di grazia iniziali prima dell’inizio degli obblighi di rimborso. In particolare il Fondo speciale ERP (Gründerkredit – StartGeld) del KfW, istituto di credito per la ricostruzione tedesca (Kreditanstalt für Wiederaufbau), supporta le start-up, i liberi professionisti e le PMI nel finanziamento per investimenti in risorse operative con condizioni favorevoli fino a massimo di 100.000 euro nei primi 5 anni di vita.

Risulta essere di centrale importanza l’Agenda digitale 2020, con la quale il governo federale si è impegnato a spianare il terreno per l’economia digitale in vista di una competizione internazionale e a fare della Germania il paese numero uno, in termini di crescita digitale, in Europa. Sempre sul piano dell’istruzione basti pensare che ormai dal 1998, il Ministero federale dell’economia e dell’energia (BMWi) assegna ogni anno la borsa di studio “EXIST” a studenti e laureati che desiderano diventare giovani imprenditori. Il Ministero, non si ferma solo alle scholarships ma investe anche in fondi di start-up HighTech, con l’istituto di credito KfW e altri 18 grandi investitori privati.

In buona sostanza, la Germania offre una serie di incentivi per il finanziamento di validi progetti a tutti i coraggiosi investitori, indipendentemente dal paese di provenienza. I fondi sono forniti dal governo tedesco, i singoli Stati federali e dall’Unione Europea (UE) e gli incentivi hanno un effetto sostenibile, in quanto appunto sostiene le imprese nelle diverse fasi del progetto, dalla creazione di nuovi impianti di produzione fino all’implementazione di servizi per le attività di R&S. Per questo sono stati stanziati circa 17 miliardi di eur per il periodo 2014-2020, tra Stati federali e Governo centrale.

Un centro d’eccellenza nel cuore dell’Europa

Grazie ai nuovi modelli di business esportati nel mondo, nonché grazie ai buoni finanziamenti e infrastrutture, la Germania è ora riconosciuta come un centro d’eccellenza per le startup. Basti pensare che quasi il 10% dei fondatori di start-up tedesche e il 22% dei dipendenti proviene dall’estero. Il finanziamento pubblico in Germania è multiforme, ed è essenzialmente strutturato su quattro pilastri: sovvenzioni dirette, pubblici prestiti, garanzie pubbliche e capitale proprio. I finanziamenti per gli investimenti in R&S sono di importanza centrale per il GRW programme to ‘improve regional business structures’, utilizzato dai singoli Land in aree di supporto designate dal governo centrale. Le sovvenzioni GRW sono principalmente progettate per livellare i costi di investimento locali.

Infine, le start-up innovative si possono affidare in gran parte al finanziamento tramite capitale proprio, come il capitale di rischio (VC). In Germania, i partner VC di riferimento possono essere targettizzati attraverso la Bundesverband Deutscher Kapitalbeteiligungsgesellschaften. e.V. (BVK – Private Equity e Venture tedesco). Conferenze ed eventi speciali come Il German Equity Forum forniscono molte opportunità per le giovani imprese di entrare in contatto diretto con potenziali partner di VC. Istituzioni pubbliche come le banche di sviluppo e le società di capitali di rischio pubbliche possono offrire programmi di partnership anche in questa fase di sviluppo. Gli incentivi legati al mondo del lavoro, in senso stretto, svolgono un ruolo significativo nella riduzione dei costi operativi sostenuti dalle nuove imprese in fase strategia e compliance. Il Bundesagentur für Arbeit (“Agenzia federale del lavoro“) e gli stati tedeschi offrono una serie di programmi di consulenza ed affiancamento per soddisfare le diverse esigenze dell’azienda nella costruzione del business e del team di lavoro. Proprio per i lavoratori delle startup sono previsti delle esenzioni fiscali, fino al 50% del i rispettivi costi del lavoro, per un periodo di tempo di uno o due anni in base al programma individuato.

L’analisi

In buona sostanza non esiste una sola strada per incentivare la nascita e crescita del tessuto delle startup, termine oramai abusato e che meriterebbe un’analisi propria. Come abbiamo visto, alcuni Stati puntano sui finanziamenti pubblici e sulle esenzioni, altri si propongono come collanti tra domanda ed offerta nella ricerca di capitale proprio (in questo caso di venture capital).

Alcuni Stati, come la Germania, addirittura vanno oltre, implementando il sostrato imprenditoriale alla radice, ovvero nei banchi di scuola tramite lo sviluppo delle politiche d’istruzione orientate all’innovazione e al Business.

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