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Startup, il bilancio dopo il 2023: i trend da tenere d’occhio



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Il 2023 è stato un anno di importante transizione per le startup, dalla Silicon Valley all’Europa, con l’Italia che ripropone le sue peculiarità rispetto al contesto globale, sfide diverse e prospettive più complesse. La resilienza dimostrata, però, nonostante i cali di investimento, sottolinea l’importanza di un sostegno strategico al settore

Pubblicato il 20 dic 2023

Maurizio Carmignani

Founder & CEO – Management Consultant, Trainer & Startup Advisor



start-up innovative - Venture Investing term sheet - ESG

Nel 2023, l’ecosistema startup globale ha affrontato un panorama in evoluzione. La Silicon Valley mantiene la sua posizione dominante, l’Europa e l’Italia mostrano segni distintivi nel loro sviluppo. La diminuzione degli investimenti in Italia ha messo in luce la resilienza del comparto, mentre il contesto economico e geopolitico ha influenzato la strategia degli investitori, con un calo generale ma una particolare attenzione alle nuove iniziative.

Il 2023 è stato caratterizzato da sfide significative per il mondo delle startup digitali. Le valutazioni sono scese e alcune chiusure si sono fatte sentire, in generale il settore ha affrontato una sostanziale ristrutturazione.

Startup 2023, dati e tendenze dalla Silicon Valley

Secondo i dati di Carta Inc., il numero di startup che hanno raccolto fondi con valutazioni inferiori rispetto alle stime precedenti si è incrementato molto. Mentre nel 2021 solo il 5% dei round di finanziamento rientrava in questa categoria, nel 2023 la percentuale è salita al 19%. Questo cambio di tendenza è stato commentato da Peter Walker, responsabile delle analisi di Carta, che ha sottolineato come l’aumento dei tassi di interesse abbia impattato negativamente sull’economia delle startup. Infatti, il 2023 è iniziato con un’ondata di tagli di posti di lavoro e un calo degli investimenti, portando molte Startup a dover accettare valutazioni più basse.

Nonostante questo scenario difficile, il settore dell’intelligenza artificiale ha rappresentato un punto di forza, con investimenti che hanno superato quelli in qualsiasi altra categoria tecnologica, raggiungendo 17,9 miliardi di dollari secondo PitchBook. In termini di chiusure, Carta ha registrato 543 startup che hanno cessato le attività nel 2023, a causa di fallimento o scioglimento. Questo numero rappresenta un aumento rispetto ai 467 casi registrati l’anno precedente, con il terzo trimestre fiscale del 2023 che ha visto il picco massimo di chiusure dall’inizio del monitoraggio dei dati da parte della società.

Molti esperti del settore vedono anche un aspetto positivo nella recente tendenza delle Startup a raccogliere fondi a valutazioni inferiori, interpretando questo fenomeno come un ritorno a valutazioni più realistiche. Dopo un periodo forse di eccessi, alimentati dall’espansione economica del digitale durante la pandemia, il mercato sembra ora riorientarsi verso livelli più sostenibili. Questa correzione del mercato porta con sé un cambiamento significativo nella mentalità e nelle strategie operative delle Startup. I fondatori sono ora costretti a navigare in un ambiente economico più stringente, promuovendo una maggiore disciplina finanziaria e una gestione più prudente delle risorse. Questo cambiamento potrebbe tradursi in un uso più efficiente del capitale e in una maggiore sostenibilità a lungo termine per le startup. Peter Walker ha evidenziato che, sebbene sia un periodo favorevole per lanciare una nuova Startup, la crescita e l’espansione potrebbero essere più complesse a causa di un clima economico generale non particolarmente euforico. Conclude dicendo che il 2023 ha rappresentato un anno di transizione per il settore delle Startup, con una ricerca di azioni e investimenti più sostenibili e valutazioni maggiormente equilibrate.

L’andamento delle startup in Europa

L’Economist ci ha raccontato recentemente come a Slush, un prestigioso evento tecnologico annuale che conclusosi il 1° dicembre a Helsinki, l’atmosfera tra fondatori e finanziatori fosse euforica, quasi paragonabile all’apice della bolla dot-com del 1999. Con la partecipazione record di oltre 13.000 persone, tra cui 5.000 imprenditori e 3.000 investitori, l’evento si è trasformato in una vivace fiera commerciale. I partecipanti hanno avuto l’opportunità di assistere a presentazioni, panel di discussione e spettacoli di laser, in un clima di festa e ottimismo.

Startup, in Europa mercato resiliente nonostante investimenti in calo

Nonostante questo, però, le startup europee, come quelle nel resto del mondo, stanno affrontando sfide dovute all’aumento dei tassi di interesse, che rendono meno attraenti le loro prospettive di profitto futuro.

Secondo il rapporto “State of European Tech” di Atomico, società di venture capital con sede a Londra e presentato durante Slush, si stima che quest’anno le startup europee attrarranno solo 45 miliardi di dollari in investimenti. Ciò rappresenta un calo del 38% rispetto all’anno precedente e del 55% rispetto al fervido 2021.

La valutazione mediana delle startup europee più mature, in “fase di crescita”, è ora inferiore alla media degli ultimi cinque anni. Mentre nel 2021 l’Europa ha visto la nascita di 107 “unicorni” (aziende non quotate valutate almeno 1 miliardo di dollari) e altri 48 l’anno scorso, nel 2023 ne sono stati aggiunti soltanto sette. Inoltre, molte startup precedentemente valutate come unicorni hanno subito una riduzione del loro valore, con 50 casi nel 2023 e 58 nel 2022, come evidenziato da Atomico.

Il panorama delle Startup europee dimostra resilienza e tendenze di crescita, continua l’Economist, con una prospettiva a lungo termine, emergono segnali di una sorprendente tenuta, con prestazioni in alcuni casi superiori a quelle del più consolidato ecosistema statunitense. Sebbene gli investimenti nelle startup europee abbiano subito una contrazione negli ultimi due anni, mostrano ancora una crescita del 18% rispetto al 2020, nonostante una flessione del 2% nel Regno Unito.

In contrasto, gli Stati Uniti hanno registrato un calo dell’1% nello stesso periodo. Interessante notare, le valutazioni complessive sono in diminuzione, ma i “down rounds” – round di finanziamento a valutazioni inferiori – non sono così diffusi come si potrebbe pensare, rappresentando solo il 21% del totale quest’anno. L’Europa, compresa la Gran Bretagna, ha superato gli Stati Uniti nella creazione di nuove Startup: circa 14.000 rispetto alle 13.000 americane registrate da gennaio a settembre. In totale, il continente conta oltre 41.000 startup tecnologiche emergenti e circa 3.900 più mature, impiegando circa 2,3 milioni di persone.

Questa cifra è raddoppiata rispetto ai primi mesi del 2019 e supera quella del settore immobiliare europeo, esclusa la costruzione. Il valore complessivo delle aziende tecnologiche private e quotate in borsa in Europa si sta avvicinando nuovamente al picco di 3 trilioni di dollari raggiunto nel 2021, con una stima di 2,8 trilioni di dollari registrata l’anno scorso. La resilienza del settore tecnologico europeo può essere attribuita alla sua crescente maturità.

Consideriamo, ad esempio, il numero di aziende fondate da ex dipendenti di Startup di successo: oltre 9.000 persone che hanno lavorato per gli unicorni di oggi, formatisi negli anni 2000, hanno fondato le proprie imprese. Questo è un incremento significativo rispetto alle cifre degli anni ’90.

L’Europa culla delle “mafie” tecnologiche

L’Europa è anche la culla delle cosiddette “mafie” tecnologiche, gruppi di imprenditori formatisi in aziende storiche come Skype, che ha rivoluzionato le chiamate telefoniche via internet. Da Skype sono nate oltre 900 startup, che oggi impiegano più di 65.000 persone. Inoltre, i fondatori di queste aziende di successo stanno reinvestendo la loro ricchezza in nuove imprese, formando anche proprie società di venture capital. Un esempio notevole è la Plural Platform, fondata da ex membri di Skype, Wise e Songkick.

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Il climate-tech supera il fintech

Mentre l’industria tecnologica europea si evolve, sta anche formando le sue peculiarità. I founders europei mostrano meno fervore per tecnologie simili a ChatGPT rispetto ai colleghi americani, con solo 35 round di finanziamento per l’intelligenza artificiale generativa in Europa contro i 106 in America da gennaio a settembre. Invece, le startup europee nel settore del clima hanno attratto il 27% del totale dei capitali investiti nel 2023, superando di gran lunga l’America.

Ma l’Europa non è l’America

Le imprese di climate-tech hanno ora superato il fintech, precedentemente il segmento più popolare in Europa. Nonostante questi traguardi quantitativi la tecnologia europea sembra non essere ancora all’altezza di quella americana. Silicon Valley e i suoi centri affini a Austin e New York sono molto più avanti. Gli Stati Uniti vantano circa 700 unicorni, il doppio di quelli europei (356). Il capitale in America è più accessibile, come sottolineato da Tom Wehmeier di Atomico. Le Startup americane hanno il 40% in più di possibilità di ricevere investimenti VC entro cinque anni dalla loro fondazione rispetto a quelle europee. E per le IPO, le startup europee sono ancora attratte da New York, dove possono raccogliere più capitali. Il maggiore ostacolo per le Startup europee è interno. Nonostante i tentativi dell’UE di creare un mercato digitale unico, le differenze fiscali e regolamentari persistono. Zeynep Yavuz di General Catalyst nota che l’UE ha mostrato il suo potenziale, come evidenziato dalla crescita del fintech grazie ai regolamenti di Bruxelles: se i leader dell’UE volessero veramente potenziare l’ecosistema delle Startup digitali, dovrebbero concentrarsi meno sulla regolamentazione dei vari mercati digitali e più sulla creazione di un vero mercato unico europeo.

Che anno è stato in Italia

Come scritto su questo testata da Gianmarco Carnevale, Chairman di Roma Startup, il 2022 si era chiuso infrangendo la barriera psicologica dei 2 miliardi di euro in investimenti venture capital.

Questo traguardo sollevava interrogativi, fu vera gloria? Analizzando i dettagli, infatti, si evidenziava che gran parte di questo aumento proveniva da pochi maxiround concentrati su scaleup. Tali operazioni, accolte positivamente, riflettevano il successo di poche imprese sopravvissute alle difficoltà iniziali dell’ecosistema startup italiano, un ambiente segnato da retorica e mancanza di cultura imprenditoriale. Questi successi, seppur significativi, palesavano un divario con economie come Francia e Germania, dove le startup ricevevano un sostegno più ampio e continuo. Proseguendo nell’analisi, Carnovale, descriveva ad inizio anno altre peculiarità che riguardavano il capitale privato italiano più “resistente” e differente rispetto alle pratiche internazionali, sia nel comportamento che nella comunicazione. Notava una confusione generale tra gli investitori riguardo la distinzione tra imprese scalabili e lineari, spesso portando a investimenti incoerenti.

Registrava che anche i fondi di venture capital storici presentavano limiti, tendendo a operare con logiche più vicine al private equity su piccola scala piuttosto che al vero venture capital. Gli intermediari, come incubatori e advisor, spesso promuovevano false aspettative, lasciando gli imprenditori inesperti con spese elevate e sogni infranti. L’assenza di un’educazione adeguata alle soft skills nelle scuole e università contribuiva a questa situazione. Il ruolo della pubblica amministrazione era altrettanto problematico, caratterizzato da una resistenza all’innovazione e da pratiche burocratiche che ostacolavano l’ecosistema delle startup. Invece di favorire l’innovazione, le varie amministrazioni spesso agivano in modo disgiunto e senza una visione strategica complessiva.

La sintesi del 2023 attraverso le cifre più significative

Nel 2023, l’ecosistema delle startup italiane ha attraversato un periodo di transizione fondamentale. Affrontando una diminuzione degli investimenti complessivi del 39% rispetto al 2022, con un totale di 1,13 miliardi di euro, il settore ha mostrato una resilienza notevole, mantenendo gli investimenti oltre la soglia di 1 miliardo di euro. Secondo l’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano e InnovUp, nonostante un rallentamento globale e una riduzione dei grandi round di finanziamento, l’ecosistema ha tenuto una base solida di investimenti. In questo contesto, la comparsa di nuovi attori nel mercato segnala potenziali opportunità di crescita. Vari fattori, tra cui l’instabilità geopolitica, l’aumento dei tassi di interesse e l’inflazione, hanno creato un clima di incertezza, influenzando il comportamento degli investitori. I fondi formali, come i Venture Capital e i Corporate Venture Capital, hanno ridotto gli investimenti del 14% rispetto al 2022, mentre i finanziamenti informali hanno registrato un calo maggiore.

Nonostante la riduzione degli investimenti, le startup italiane restano un motore vitale per l’economia nazionale, con un 2023 che si chiude su un bilancio misto. La superazione della soglia del miliardo di euro in investimenti rappresenta un segnale positivo, indicando un circolo virtuoso tra fondatori di successo e nuove iniziative imprenditoriali. Per sostenere la crescita futura, è essenziale l’impegno dei policy-maker e delle istituzioni. Iniziative come lo Startup Act 2.0 e le attività di CdP Venture Capital sono fondamentali per il rilancio dell’ecosistema. Aggiornando il quadro normativo e gli incentivi, si possono creare condizioni più favorevoli per le startup, riducendo il divario con altri ecosistemi europei.

Secondo Leonardo Ambrosini, Chairman di Rigel Ventures, il 2023 è stato un anno di marcata flessione per l’intero ecosistema: “se da un lato, infatti, si è registrato a livello globale un diffuso incremento di nuovi attori investitori – soprattutto di tipo aziendale grazie alla diffusione dell’Open Innovation (OI) e del Corporate Venture Capital (CVC) – dall’altro si è registrato un netto calo degli investimenti complessivi. Calo che ha colpito soprattutto le startup early-stage, ossia proprio quelle realtà che stanno iniziando ad approcciare il mercato e che per loro naturale fragilità ed inesperienza necessiterebbero più che mai del contributo di investitori attenti nel fornire adeguate risorse, nonché di un tessuto aziendale in grado di accoglierle e metterle alla prova sul campo”.

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