Guardando ai dieci anni trascorsi dalla prima legge organica sulle startup in Italia introdotta con il decreto-legge 179/2012, il bilancio è senz’altro positivo. Nel 2022, infatti, analizzando i dati emersi dall’ultima rilevazione dell’Osservatorio Startup Hi-Tech del Politecnico di Milano, i finanziamenti alle startup italiane hanno superato i 2 miliardi di euro, riducendo sensibilmente il gap con i principali Paesi europei; un dato che è più che triplicato rispetto ai 694 milioni quantificati nel 2019. In questo contesto si è registrato un forte aumento degli investimenti formali, cioè stanziati da fondi di Venture Capital indipendenti, fondi di Corporate Venture Capital aziendali e fondi di Venture Capital Governativi, che hanno confermato la loro centralità all’interno della filiera dell’innovazione, con una crescita del 44% rispetto al 2021 e una quota di 731 milioni di euro raggiunti.
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Calano invece gli investimenti da parte di attori informali, che hanno invece subito una contrazione del 12%, passando da 449 a 400 milioni di euro nel 2022. Questo scenario ci dice che siamo arrivati a un primo importante giro di boa circa la maturità del nostro ecosistema: la dimensione media delle startup sta crescendo e diverse sono passate allo stato di scaleup, con operazioni tradizionalmente più associate al mondo formale. È quindi evidente il cambio di passo del comparto negli ultimi due anni: un’iniezione di fiducia che rilancia nuove ambizioni, come testimoniano le previsioni della Cassa Depositi e Prestiti, che prevede un target di 9 miliardi di euro di capitale investito entro il 2025.
Alla luce dei numeri e della rilevanza di questa filiera, francamente non si riescono a comprendere i motivi della disattenzione del nuovo Governo verso i soggetti che rappresentano questo mondo. Un atteggiamento che ci induce a esprimere viva preoccupazione, sperando di poter essere smentiti a breve da segnali chiari e fattivi, che dimostrino la volontà dell’esecutivo di considerare questo comparto come fondamentale per la crescita del Paese: magari attraverso la costituzione di una nuova Task Force dedicata allo sviluppo della versione 2.0 dello Start Up Act, in grado di evolvere verso un concreto Innovation Act.
Il decennale dello StartUp Act
Il 23 novembre scorso si è tenuta a Roma l’assemblea generale di InnovUp, l’Associazione che aggrega oltre 400 associati e rappresenta a livello nazionale le startup e le scaleup, i centri di innovazione, gli studi professionali e le corporate, in sostanza tutta la filiera che gravita attorno alle tematiche dell’innovazione (dalla nuova imprenditorialità all’Open Innovation nelle Corporate).
È stata l’occasione per celebrare il decennale dello StartUp Act, la prima normativa di sostegno allo sviluppo delle startup e dell’Innovazione, voluta dall’allora Ministro dello Sviluppo Economico del Governo Monti, Corrado Passera, che presentava misure e normative che, se pur da evolvere, sono ancora oggi ritenute all’avanguardia a livello internazionale. Infatti, già allora la normativa costituiva una notevole trasformazione per l’Italia e la sua economia. Non solo: se nel 2012 le iscrizioni al registro contavano un numero esiguo di realtà, oggi superano le 14mila unità, segno di come negli anni ci sia stata una forte accelerazione.
Se da un lato c’è stata l’opportunità di festeggiare un decennale, dall’altro si è discusso molto su ciò che ha funzionato e su quanto può essere migliorato, ma soprattutto per porre le fondamenta di un nuovo aggiornamento della Legge, volto a supportare l’ulteriore sviluppo di un comparto fondamentale per la crescita e la competitività del nostro Paese.
Le “assenze” del Governo sul tema startup
In un clima denso di spunti e di suggestioni, è pesata come un macigno l’assenza del Ministero dello Sviluppo Economico (oggi delle Imprese e del Made in Italy) che pure era stato preventivamente invitato a partecipare e a mostrare il suo sostegno ai temi dell’Innovazione.
Assenza che, sommata a quelle rilevate anche ad altri incontri sul tema, organizzati nel corso degli ultimi mesi da H-Farm, Italian Tech Alliance e Italian Tech – durante l’Italian Tech Week -, mostra una sconfortante disattenzione dei Governi nei confronti di uno dei pochissimi comparti in grado di fornire al Paese gli strumenti per competere e sperare di poter mantenere quell’eccellenza della nostra manifattura, del turismo, della moda, del design, dell’agroalimentare che contraddistinguono il Made in Italy nel mondo.
Ricordiamo che è dimostrato a livello globale che sono proprio le aziende nei primi 5 anni di vita ad essere “generatrici nette” di nuovi posti di lavoro[1], mentre a prescindere dal settore, le aziende mature tendono non solo a non crearne, ma addirittura, nel complesso, ad abbatterne il numero[2].
Conclusioni
Lo Startup Act rappresenta complessivamente una buona legge, mai stata alterata dai governi successivi, se non per alcune variazioni coerenti con la spirito per la quale fu concepita in origine. Quello di cui oggi le startup hanno bisogno è una normativa più moderna, semplice, che si accompagni a una politica che incrementi gli incentivi fiscali e le agevolazioni per chi intende investire. Senza dimenticare di attrarre e trattenere talenti e promuovendo l’imprenditoria femminile.
Nel 2023, per l’Italia ci aspettiamo un altro anno di crescita in controtendenza con i trend europei, principalmente per due motivi: da un lato per i già citati fondi che lo Stato italiano ha già stanziato attraverso CDP-Venture Capital con impegni di spesa e scadenze ben precise per i prossimi anni, mentre i principali paesi Europei hanno goduto di questa forte spinta del settore pubblico negli anni passati.
Dall’altro, perché le nostre startup stanno scalando sempre più in termini dimensionali e si stanno concretizzando le prime “exit” – anche grazie alla rinnovata attenzione delle Corporate per l’Open Innovation – con gli stessi founder che, molto spesso, reinvestono quanto guadagnato, finanziando o creando ulteriori imprese innovative e dando nuova linfa all’ecosistema.
Per quel che ci riguarda, con la proattività e la concretezza che guida ogni nostra decisione, stiamo lavorando sul position paper e sul manifesto di indirizzo che intendiamo presentare nel corso delle prossime settimane al Governo. Un documento che ha l’ambizione di tracciare le linee di indirizzo di una politica dell’imprenditorialità dell’Innovazione di cui siamo fermamente convinti che il nostro Paese abbia bisogno. Un manifesto comune che abbia la finalità di alleggerire la burocrazia e aiutare a fare “scalare” a livello internazionale le startup/PMI e i centri di innovazione italiani per i prossimi 10 anni e oltre.
Note
- Fonte: Kauffman https://www.startusupnow.org/wp-content/uploads/sites/12/2019/10/Kauffman_AmericasNewBusinessPlanWhitepaper_October2019.pdf ↑
- Fonte: OECD https://www.oecd-ilibrary.org/docserver/5jrxtkb9mxtb-en.pdf?expires=1669389341&id=id&accname=guest&checksum=E7CD330BC7E68EAA0271C392A97B655D ↑