sostegno all'innovazione

Startup: dal Governo molti passi avanti, ora una governance per la fase operativa

Le iniziative del governo in tema di venture capital e sostegno alle startup vanno nella giusta direzione e saranno un importante volano per le imprese innovative, ma ora occorre mettere in piedi la governance della cabina di regia per eseguire il piano operativo in modo trasparente, efficace e partecipativo

Pubblicato il 11 Mar 2019

Paolo Anselmo

Presidente Associazione IBAN

business angel

L’annuncio del lancio della nuova società di gestione del risparmio (SGR) da un miliardo di euro – con gli sgravi fiscali e misure per il venture capital previste dalla Legge di Bilancio 2019 si giungerebbe a due – è un’ottima notizia non solo per l’ecosistema delle startup ma per tutto il Paese Italia: l’effetto combinato della nuova finanza pubblica con il già visibile incremento degli investimenti venture capital del 2018 (si parla di cinque/seicento milioni di euro nel 2018) non può che fare da volano importante per uno sviluppo tangibile delle imprese innovative.

Sicuramente servirà del tempo per a portare a termine gli investimenti, diretti o indiretti – il  MISE specifica “in minoranze qualificate nel capitale di imprese innovative con Fondi generalisti, verticali o Fondi di Fondi, a supporto di startup, scaleup e PMI innovative” – per un valore così importante, ma per lo meno per potremo finalmente avere la possibilità di giocare ad ”armi pari” in termini di investimenti in innovazione con gli altri paesi europei.

Ora, però, serve anche una cabina di regia per eseguire il piano operativo nella maniera il più possibile partecipata.

Nuova SGR, banco di prova per le startup italiane

Certo, bisognerà capire come verranno concretamente effettuati gli investimenti. Chi saranno i componenti del team che all’interno di CDP si occuperanno dello scouting delle startup (o della selezione dei fondi VC in caso di investimenti indiretti), dello screening dei business plan e della due diligence/valutazione.

E inoltre a questo punto si capirà se la qualità delle startup italiane è in grado davvero di assorbire questa importante cifra. Bisognerà far davvero emergere i progetti imprenditoriali di eccellenza. Avvalendosi di tutte le competenze e i partner necessari.
Una recente iniziativa di Enea ha riscosso molto successo perché è stata in grado di creare un programma ad hoc per aiutare numerose potenziali iniziative imprenditoriali a concretizzarsi in progetti di qualità, che hanno l’ambizione di promuovere nuove soluzioni per il mercato.

A quel punto, diventate startup con la “validazione” di un ente prestigioso come Enea sarebbero sicuramente una garanzia maggiore per gli investitori (inclusi i decisori del Fondo Nazionale Innovazione). Perché fondamentale è l’appetibilità del business model delle startup e la qualità dei team, che devono avere le competenze specialistiche necessarie per valorizzare sul mercato il prodotto o il servizio che propongono.

Il ruolo dei business angel

Sicuramente in questi anni il sistema è cresciuto, anche grazie al ruolo svolto dai business angels che sono i primi sul campo a dare sostegno alle startup in termini di finanza, mentorship e sviluppo dell’innovazione. Proprio per queste premesse sarebbe necessario riuscire a definire dei criteri per qualificare questa mentorship fornita dai business angels, per andare oltre al solo ammontare di equity, e “validare” oggettivamente gli investitori, in grado di dare un valore aggiunto (non solo economico) alle startup.

Abbiamo sempre sostenuto che è fondamentale dare un riconoscimento giuridico alla professione di Business Angel in modo da avvicinare imprenditori già di successo e manager all’ecosistema dell’angel investing, vera cerniera di connessione tra PMI e startup. Il tutto per mettere a fattore comune le competenze. Ad esempio, favorendo programmi di formazione degli investitori, con un’ottica anche internazionale.

L’importanza di iniziative di sistema

E per questo è fondamentale un’iniziativa di sistema come ESIL (Early Stage Investing Launchpad), che mira a favorire e incrementare il mercato degli investimenti effettuati da angel, stimolando le opportunità di investimento transfrontaliere, trovando nuovi accordi, collegando i network più rilevanti per creare un programma di trasferimento di buone prassi su misura per gli ecosistemi locali.

Programma di incontro/confronto su misura per gli ecosistemi locali, dove investitori italiani, francesi, belgi, sloveni, croati, inglesi, insomma da tutta Europa, condividono le best practice di sistema. E a breve ci sarà una nuova sessione di e-pitch sul portale Euroquity: l’iniziativa, rivolta ad investitori europei e non solo, si svolge sempre nell’ambito del progetto ESIL e si pone come obiettivo quello di aumentare gli investimenti transnazionali attraverso la presentazione di numerose e promettenti startup provenienti da tutta Europa.

Bene i passi avanti sul VC, ora la cabina di regia

Ben vengano anche le altre iniziative che dovrebbero portare a due i miliardi di investimenti nel tempo, ovvero che il 3,5% del totale del patrimonio dei PIR dovrà essere investito in quote o azioni di fondi di venture capital, residenti in Italia o in Stati membri Ue o aderenti all’Accordo sullo Spazio economico europeo; che le entrate dello Stato, derivanti dalla distribuzione di utili d’esercizio o di riserve sotto forma di dividendi delle società partecipate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, siano utilizzate, in misura non inferiore al 15% del loro ammontare, per investimenti in fondi di venture capital; che gli investimenti agevolati degli enti previdenziali e fondi pensione crescono dal 5% al 10% degli attivi patrimoniali se il 5% è investito in fondi di venture capital.

Un altro passo in avanti è stato fatto, adesso resta da mettere in piedi la governance della cabina di regia che gestirà i soldi per eseguire il piano operativo, presentato a Torino il 4 marzo, in modo trasparente, efficace e partecipativo, avvalendosi delle competenze di tutti gli stakeholder, dai business angel ai venture capital.

Sempre per fare un contributo di sistema, anche quest’anno, tramite la nostra tradizionale Survey IBAN (giunta ormai alla sua 16° edizione) con la supervisione del professor Vincenzo Capizzi della SDA Bocconi, vorremo coinvolgere investitori e imprese nella raccolta dati riguardanti le operazioni di investimento e/o disinvestimento condotte da Business Angel nell’anno appena trascorso (2018).

L’indagine si concluderà il 15 Marzo 2019, pertanto Vi invitiamo a compilare direttamente on-line il questionario che trovate al seguente link: Survey IBAN Investimenti2018. Abbiamo deciso di coinvolgere anche le imprese e le startup predisponendo un questionario ad hoc al seguente link: Survey IBAN Investimenti2018-Startup.

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