Nuovi decreti

Startup, grossi passi avanti, ma non è tutto oro…

Il decreto Lavoro alleggerisce i requisiti e potenzialmente raddoppia la base di aziende che possono accedere ai benefici di legge. Molto bene. Avrà invece scarso impatto l’agevolazione dell’accesso al Fondo centrale di garanzia: sono poche le startup con i parametri necessari per ricevere un prestito. Il rimedio: sviluppare solidi venture capital e crowdfunding

Pubblicato il 01 Lug 2013

E’ un’estate caratterizzata da tante novità sulla normativa startup. La più importante è la modifica contenuta nel Decreto Lavoro approvato in Consiglio dei Ministri che amplia i requisiti per l’iscrizione all’albo ‘startup innovative’. Il provvedimento punta a raddoppiare la base di startup in grado di accedere ai benefici della legge.

Innanzitutto è stato eliminato l’obbligo che la prevalenza del capitale sia in carico a persone fisiche, consentendo anche che sia in mano a persone giuridiche.

Sono poi state inserite modifiche in merito ai criteri opzionali:

– ridotta la quota minima di spesa in ricerca e sviluppo dal 20% al 15%

– esteso l’accesso alle imprese la cui forza lavoro sia in possesso di una laurea magistrale

– esteso alle società titolari di un software originario registrato

“Questi interventi rafforzano notevolmente il ruolo dell’imprenditorialità nella creazione di occupazione” – spiega il ministro per lo Sviluppo economico Flavio Zanonato.

E’ vero, in pratica con questi piccoli emendamenti si allarga moltissimo la base di startup che possono accedere ai benefici della legge: innanzitutto entrano tutte quelle che operano nel digitale. Sarà sufficiente depositare il proprio codice presso il Registro Pubblico per il software della Siae e si potrà ad esempio lanciare la propria raccolta di fundraising sui portali di crowdfunding. E poi quelle formate da team di giovani laureati universitari.

“Negli anni a venire – ha concluso il ministro – larga parte della nuova occupazione dipenderà dalla capacità di avviare nuove imprese innovative. Gli ultimi dati ci dicono che in pochi mesi sono nate nel nostro Paese quasi mille startup e contiamo che, con l`allargamento dei requisiti, il numero possa raddoppiare entro la fine dell’anno”.

Il Ministro Zanonato inoltre di concerto con il Ministro dell’Economia e finanza, ha varato un decreto che mira a snellire ed agevolare l’accesso al Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese anche alle startup innovative ed incubatori certificati.

Il decreto fissa in 2,5 milioni di euro l’importo massimo garantito per ogni startup o incubatore e definisce che queste richieste verranno trattate con priorità nell’istruttoria e nella presentazione al Fondo. La garanzia viene fornita a titolo gratuito e copre fino ad 80% del debito assunto dal soggetto.

E’ un ulteriore passo avanti verso l’implementazione della legge Passera sulle startup che è in pieno svolgimento, anche se probabilmente è una misura che potrà incidere solo su una quota limitata di startup innovative oggi esistenti e soprattutto difficilmente potrà finanziare la nascita di nuove startup.

Rivolgendosi al Fondo di Garanzia l’impresa non ottiene un contributo in denaro o l’erogazione diretta di un finanziamento agevolato, ma ha la possibilità di ottenere attraverso banche, società di leasing o confidi, un vantaggio che si può concretizzare in condizioni economiche migliori riguardo tassi e commissioni o nell’erogazione di maggior credito. In effetti non si fa domanda direttamente al fondo, ma attraverso la banca che erogherà il prestito.

Con l’intervento del Fondo il finanziamento, infatti la componente garantita dell’80% è a rischio zero per la Banca che, in caso di insolvenza dell’impresa, viene risarcita dal Fondo Centrale di Garanzia e in caso di eventuale esaurimento di fondi di quest’ultimo, direttamente dallo Stato

Putroppo normalmente una startup non ha i parametri necessari per ricevere un prestito da una banca, né la possibilità di offrire garanzie reali per la parte del 20% di finanziamento bancario oltre che nella maggioranza dei casi, si tratta di aziende che non hanno la possibilità di avere una redditualità in grado di consentire il pagamento di interessi e la restituzione delle rate. Al contrario nelle fasi iniziali le startup innovative hanno bisogno di investire capitali che potranno materializzare solo eventualmente in futuro redditi e valore aziendale.

Il successo del fondo di garanzia quindi dipenderà dalla disponibilità delle banche ad erogare credito a queste specifiche tipologie di società oppure derogare ai propri criteri standard di erogazione del credito in considerazione delle diverse caratteristiche di questo tipo di aziende. Alternativamente solo una quota molto ridotta delle startup innovative (che ad oggi risultano essere 908 in Italia) e degli incubatori in corso di certificazione riuscirà a beneficiare del fondo e comunque difficilmente questo provvedimento riuscirà a far nascere nuove startup che resta quindi un tema aperto.

Ma questa misura, come tutte le altre fa parte di un pacchetto più ampio di riforme che per esempio sul lato del finanziamento dell’equity, ha messo sul piatto il crowdfunding. Va quindi anche letta in questo contesto più ampio ed è significativo che sia iniziata anche una fase di ‘fine tuning’ della legge, segno di un reale interesse ad incidere positivamente sulla materia. Se per esempio si riuscisse a sviluppare un solido funzionamento del venture capital, una misura come il fondo di garanzia sarebbe utilissima per finanziare le prime fasi di crescita di una startup che ha superato la fase iniziale e sta cominciando ad avere successo.

Il Fondo di garanzia non interviene direttamente nel rapporto Banca/Impresa e quindi tassi di interesse, condizioni di rimborso, eventuale richiesta di garanzie aggiuntive sulla parte non coperta dal Fondo sono stabiliti attraverso la libera contrattazione tra banche e imprese.

Infine occorre considerare che la garanzia offerta dal Fondo rappresenta una agevolazione pubblica che come tale è sottoposta ai limiti della normativa comunitaria in termini di cumulabilità con altre misure di agevolazione e i limiti eventuali della stessa.

Ma mentre vedono la luce questi provvedimenti, stanno slittando i tempi per il varo da parte della Consob del regolamento definitivo sulla raccolta di capitali online tramite portali Internet. Si parla di fine Luglio. Difficile che fino a dopo l’estate si riuscirà a partire con la misura che punta quindi a finanziare l’equity delle startup con il crowdfunding.

Purtroppo il tempo corre ed in questo momento e in questo settore il tempo è una risorsa fondamentale.

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