Serve l’intervento di tutti gli attori del settore e l’istituzione di un tavolo permanente per continuare il trend positivo che sta caratterizzando l’ecosistema delle startup innovative. Molti risultati positivi ci sono stati, ma molte opportunità, come quella delle zone franche urbane, sono ancora poco esplorate. Ben vengano, dunque, gli interventi volti a semplificare la burocrazia previsti dal decreto semplificazioni – sono sempre un cambiamento positivo – ma occorre intervenire anche in altri settori e sempre tenendo conto della posizione dei protagonisti del settore.
Burocrazia, un problema comune
A dimostrazione di quanto la burocrazia sia un problema, l’ultimo report di Eurobarometro, predisposto dalla Commissione Europea, rileva che la significativa complessità delle procedure amministrative è ritenuta una criticità grave, nelle attività aziendali, dall’84% degli imprenditori del nostro Paese. Negli altri paesi europei la preoccupazione “si ferma” al 60%.
Quindi ben venga anche l’articolo 1 e i suoi commi del decreto Semplificazione e Sviluppo che prevedono “che le startup innovative e agli incubatori certificati utilizzino la piattaforma startup.registroimprese.it per gli adempimenti di natura informativa e relativi all’attestazione di mantenimento dei requisiti di legge”. Se potenziata efficacemente, la piattaforma potrebbe sicuramente contribuire a snellire le procedure.
Ma ben si sa, la burocrazia è un problema a tutte le latitudini. La scorsa estate la Commissione Europea ha proposto nuove norme (inserite nel Capital Markets Union action plan) per agevolare l’accesso delle PMI al finanziamento tramite i mercati pubblici; l’obiettivo è di snellire le procedure burocratiche per le piccole e medie imprese che vogliono essere quotate ed emettere titoli sui mercati di crescita per le PMI (una nuova categoria di sedi di negoziazione dedicata ai piccoli emittenti), unitamente a favorire la liquidità delle azioni collocate.
Semplificare la vita ai futuri imprenditori a costo quasi zero
In questa fase propositiva e di cambiamento, auspichiamo che tanti altri interventi siano implementati nel breve. Anche con il fattivo contributo di tutti coloro che ne “subiscono” le conseguenze quotidianamente. Con quest’ottica, tre anni fa, IBAN aveva presentato un libro bianco redatto insieme allo studio legale e tributario CBA che conteneva proposte – a costo zero per l’Erario, o quasi – di emendamenti in tre aree di intervento: diritto tributario, societario e del lavoro. Obiettivo proprio semplificare la vita ai futuri imprenditori. Con interventi puntuali ma organici. E quindi riduzione delle imposte per aprire una nuova attività, sgravi fiscali sui contributi previdenziali obbligatori, esenzione dall’obbligo di apposizione del visto di conformità, agevolazioni per il “rientro” dei cervelli in fuga, modifica della base imponibile IRAP e aumento della deduzione per Aiuto alla crescita economica (ACE) per le startup innovative.
L’opportunità delle zone franche urbane
Dal 2012 a oggi, relativamente all’ecosistema delle startup innovative, in Italia tante cose sono migliorate. Su molte altre bisogna ancora attivarsi. Ed è indispensabile ammettere che ci sono ancora opportunità poco conosciute e del tutto inesplorate. Mi riferisco, ad esempio, alle zone franche urbane – di cui avevo scritto tempo fa – ben definite a livello geografico dal legislatore nazionale, nelle quali le imprese che vi operano possono beneficiare di programmi di defiscalizzazione e decontribuzione. L’addio al notaio e la costituzione gratis online, l’estensione del periodo di applicazione della normativa speciale a 5 anni, il portale unico dei bandi per le startup, il crowdfunding esteso anche agli strumenti finanziari emessi da Oicr che investono in start-up innovative, la possibilità per l’Istituto italiano di tecnologia di entrare nel capitale delle startup, sono tutti importanti miglioramenti che hanno semplificato la vita alle nuove imprese andando anche nella direzione di un’agevolazione degli investimenti.
Tuttavia, è davvero indispensabile sempre coinvolgere tutti gli attori di settore, come già è avvenuto nel passato.
Gli interventi necessari
In materia di impresa, bisogna avere un approccio a 360°, come fatto con il Piano Industria 4.0, che ha previsto interventi sui fattori abilitanti a livello orizzontale senza focalizzarsi su settori specifici, con un coordinamento degli stakeholder e un approccio propositivo e non dirigista da parte dello Stato.
E non meno importanti e auspicabili sono gli interventi in una fase che potremmo chiamare “ante pre seed”. Quando l’impresa non è ancora nata. Aiutando le imprese pubbliche private o pubbliche a supportare l’avvicinamento al mercato dei risultati della ricerca delle università o nei centri di eccellenza. Un caso di successo è quello di ENEA, che ha avuto l’idea vincente di creare un programma ad hoc per aiutare numerose potenziali iniziative imprenditoriali a concretizzarsi in progetti di qualità, che hanno l’ambizione di promuovere nuove soluzioni per il mercato. Questa strategia di open innovation di iniziativa pubblica è un modello win-win con una ricaduta positiva sia per le imprese finanziate sia per tutta la filiera dell’innovazione. In questo contesto è molto importante il ruolo che possono svolgere i business angel, cerniera di competenze e garanzia di managerialità a supporto della connessione tra startup, centri di ricerca e imprese.
Auspichiamo quindi, come dichiarato dal ministro Di Maio, che possa essere istituito un tavolo permanente che abbia come primo obiettivo quello di implementare anche il decreto semplificazioni. Ma intervenendo anche in tutti gli altri aspetti. Insieme ai protagonisti, le associazioni dell’ecosistema e le imprese. Meglio se innovative.