Il mercato degli investimenti del venture capital italiano nel suo complesso continua a crescere: nel 2021 superato i 2 miliardi di euro, oltre 1 miliardo in startup italiane e 923 milioni in realtà estere fondate da imprenditori italiani, in netta crescita rispetto ai 646 milioni del 2020.
Sono gli ultimi dati del VeM, l’Osservatorio che dal 2008 ha l’obiettivo di sviluppare un monitoraggio permanente sull’attività di early stage istituzionale svolta in Italia. In un anno di forte sviluppo del venture capital italiano, i Business Angel hanno investito in più della metà dei round delle startup italiane, per un totale di 617 milioni di euro, cifra quasi raddoppiata rispetto ai 356 milioni del 2020.
Venture capital in Italia: dal 2021 una nuova fase, ora è il momento della maturazione
La resilienza dei business angels
Nel 2020, l’anno in cui è scoppiata la pandemia, i Business Angel hanno mostrato una grande resilienza e hanno risposto in modo positivo e costruttivo alle difficoltà e all’incertezza legata al Covid-19, incrementando il loro peso negli investimenti nelle startup italiane, soprattutto nelle operazioni in syndication con i fondi.
I nuovi dati del VeM – realizzato da AIFI insieme alla LIUC Business School e a IBAN, grazie al contributo di Intesa Sanpaolo Innovation Center ed E. Morace & Co. Studio legale e al supporto istituzionale di CDP Venture Capital SGR – hanno confermato il trend di crescita, in un contesto che rispetto allo scorso anno risulta in forte espansione, soprattutto in termini di risorse investite: l’intero mercato del venture capital italiano infatti ha registrato una decisa accelerata nel 2021 ed è arrivato a superare i 2 miliardi di euro investiti, con un deciso incremento rispetto ai 646 milioni del 2020: nel dettaglio di tratta di oltre 1 miliardo di euro in startup italiane e 923 milioni in realtà estere fondate da imprenditori italiani.
Le operazioni che hanno coinvolto i business angel italiani
Nel 2020 erano state registrate un totale di 195 operazioni, con i Business Angel presenti in syndication o in autonomia, pari a un investimento complessivo di 356 milioni di euro. Nell’anno appena passato la cifra di investimenti totale è quasi raddoppiata toccando quota 617 milioni di euro, distribuiti su 202 operazioni.
Il numero di investimenti effettuati è stato pressoché identico rispetto alla precedente rilevazione, ma è cresciuta, e non di poco, la liquidità mediamente investita in ogni round e immessa sul mercato a sostegno del sistema dell’innovazione italiano.
Un segnale molto importante in un contesto in cui spesso la mancanza o la difficoltà nel reperire fondi economici si trasforma in un ostacolo quasi invalicabile per avviare e fare crescere una nuova avventura imprenditoriale. Inoltre, i Business Angel hanno incrementato anche i loro investimenti diretti e realizzati in autonomia, senza i fondi, passati dai 51 milioni di euro investiti nel 2020 in 92 operazioni agli 87 milioni in 95 operazioni del 2021. Anche in questo caso è sensibilmente aumentato l’importo medio investito rispetto al numero totale dei deal effettuati, a conferma di una maggiore maturità dei Business Angel italiani, sempre più strategici nell’ecosistema delle startup italiane.
Le misure Mise per sostenere e rafforzare gli investimenti in Pmi e startup innovative
Accelerazioni e consolidamenti del mercato del venture capital italiano che derivano anche dal sostegno e dalla fiducia della politica italiana per supportare e potenziare gli investimenti nelle startup e nei nuovi progetti imprenditoriali. Dal Ministero per lo sviluppo economico in questo senso sono arrivati segnali importanti nel corso delle ultime settimane. A fine gennaio, infatti, è stato annunciato e definito un pacchetto di misure per rafforzare con oltre 2,55 miliardi di euro gli investimenti in startup e PMI innovative, con l’obiettivo di favorire la crescita di un ecosistema di innovazione e accompagnare i processi di transizione ecologica e digitale. Le risorse sono state assegnate a CDP Venture Capital Sgr, controllata al 70% dal Gruppo Cassa Depositi e Prestiti (CDP), che ha il compito di attirare nuovi investitori, nazionali ed internazionali, e far crescere il mercato del venture capital in Italia.
Il sostegno dell’imprenditoria femminile in Italia
Non riesce ancora invece a strutturarsi come da auspici il segmento delle Business Angel al femminile e in generale dell’imprenditoria femminile in Italia. Qualche anno fa si erano toccate anche punte incoraggianti del 18% di donne Angel, mentre i numeri del 2020 raccontavano di una percentuale appena sopra la doppia cifra e che si attestava all’11%. Il VeM 2021 se non altro registra un leggero aumento di questa percentuale che arriva a toccare il 14%, ma è un dato che non può essere soddisfacente. Le donne imprenditrici devono essere incoraggiate e supportate nelle loro idee e nelle loro ambizioni perché il loro contributo è fondamentale per arricchire tutte le componenti dell’ecosistema dell’innovazione italiano. Anche su questo fronte va registrato un importante provvedimento del MISE che integra le risorse a sostegno dell’imprenditoria femminile con i 400 milioni di euro previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il decreto inoltre rafforza altre misure precedentemente introdotte, come il nuovo Fondo per l’imprenditoria femminile (dotazione finanziaria da 20 milioni di euro sia per il 2021 che per il 2022), Nuove Imprese a Tasso zero, a supporto della creazione di piccole e medie imprese e auto imprenditoria, e Smart&Start, che sostiene startup e PMI innovative.
Investimenti italiani all’estero
In generale quindi il quadro del venture capital italiano fa ben sperare, in un contesto in cui i mercati sono dominati dall’ incertezza, che scoraggia la pianificazione di investimenti sul medio-lungo periodo. Il VeM, però, ci ha raccontato anche un’altra storia: nel 2021 quasi 1 miliardo di euro di capitali è uscito dall’Italia ed è stato investito in startup estere, fondate da imprenditori italiani. Sarebbe non solo bello, ma anche utile per tutti, che si trovassero il modo e gli strumenti per far sì che nel 2022 una parte di queste risorse rimanesse in Italia, per continuare a consolidare il mercato dell’innovazione del nostro Paese e per provare a colmare quel gap che ci vede molto distanziati rispetto alle dimensioni di altri mercati del venture capital in Europa e nel mondo.
Come ricorda bene Innocenzo Cipolletta, presidente AIFI, nella sua introduzione al VeM 2021: “Quando si parla di venture capital, è utile riflettere sul fatto che si tratta di un capitale che consente la traduzione in impresa di nuove idee, che permette di intraprendere i primi percorsi di sviluppo e che genera processi innovativi in grado di irrorare l’intero sistema imprenditoriale. In altre parole, il venture capital è un vero e proprio fattore di crescita e, pur nelle difficoltà del mercato italiano, ha sostenuto e favorito lo sviluppo e l’evoluzione del nostro sistema produttivo. Appare, dunque, strategico a livello di sistema Paese, porsi l’obiettivo di un impegno comune finalizzato allo sviluppo di tale ambito del mercato finanziario, al fine di poter fornire alle imprese, nascenti o nelle prime fasi del loro sviluppo, una opportunità di grande valore a sostegno delle prime fasi del proprio ciclo di vita”.