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Startup Visa: l’Irlanda eccelle, l’Italia ha buoni propositi

L’Irlanda è l’unico Paese dell’area UE ad avere adottato lo Startup Visa, un visto speciale concesso agli stranieri per creare impresa nel Paese che lo rilascia e che contribuisce alla sua crescita economico-occupazionale. Ce ne parla O’Sullivan, dell’agenzia governativa Enterprise Ireland. Da noi potrebbe arrivare presto con il pacchetto Destinazione Italia

Pubblicato il 25 Ott 2013

Ilaria Orfino

Consulente di comunicazione per startup e aziende operanti nel settore tech

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È l’Irlanda il primo – e, per ora, unico – Paese dell’area UE ad avere adottato lo Startup VISA, un visto speciale che favorisce l’accesso di stranieri interessati a creare impresa nel Paese rilasciante. Questa e altre scelte politiche hanno fatto sì che nel report “Doing Business 2013” della Banca Mondiale l’Irlanda compaia oggi tra i Paesi migliori al mondo in cui poter avviare un’impresa e fare business. L’Italia vi guarda con interesse. Il Governo potrebbe adottare una misura analoga con il pacchetto Destinazione Italia nei prossimi dieci giorni, come annunciato a Smau da Mattia Corbetta, membro della Segreteria tecnica del Ministro dello Sviluppo economico.

L’Irlanda ha introdotto lo Startup VISA già nel 2010, proprio mentre attraversava il periodo più nero della sua crisi economica e si apprestava a richiedere l’intervento della Troika.

“Lo startup VISA è stato ideato per attirare tutti quegli imprenditori stranieri che hanno la voglia e la capacità di creare startup innovative e di diventare player internazionali. L’adozione di questo strumento fa sì che si creino nuovi posti di lavoro all’interno della nostra nazione e si pongano le basi per una ulteriore crescita economica”, racconta Lorcan O’Sullivan, uno dei responsabili del programma Enterprise Ireland, l’agenzia governativa che si occupa dello sviluppo delle imprese nei mercati internazionali.

“Ai titolari di startup VISA – continua O’Sullivan – che riusciranno ad avviare la propria startup in Irlanda verranno garantiti gli stessi benefici fiscali di cui godono gli altri imprenditori che gestiscono imprese simili nel Paese: ossia, corporate tax rate al 12.5% e un credito di imposta su attività R&S del 25% rimborsabile in 3 anni. Il primo Startup VISA è stato rilasciato 18 mesi fa, gli altri 12 in tempi molto più recenti. Sono questi risultati davvero importanti per l’ecosistema startup irlandese”.

La partecipazione all’Enterpreuner Visa Programme consente agli imprenditori stranieri di ricevere un finanziamento di 75.000 euro per creare una impresa nel nostro territorio, purché sussistano determinati requisiti, quali: 1) la creazione di un prodotto o servizio che possa essere immesso nel mercato internazionale; 2) la startup deve garantire l’assunzione di 10 dipendenti e un fatturato di 1 milione di euro entro 3/4 anni; 3) previsione di un Ceo; 4) sede legale in Irlanda; 5) anzianità dell’idea di business non superiore ai 6 anni.

“Il contesto giuridico ed economico favorevole alla creazione di startup in territorio irlandese e la possibilità di importare capitale umano dall’estero hanno fatto di Dublino la capitale tecnologica d’Europa, dotata di personale altamente qualificato: manager, mentor e investitori dotati di un’ottima conoscenza del settore tecnologico. L’Irlanda, inoltre, ha anche il numero più alto di finanziamenti early-stage pro capite in Europa, compresi gli investimenti effettuati da Enterprise Ireland, unico punto di contatto tra tutti questi stakeholder”, dice O’Sullivan.

In quale misura lo Startup VISA potrebbe stimolare la crescita economico-occupazionale anche in Italia? Secondo Salvo Mizzi, project leader di Working Capital, il programma di accelerazione di Telecom Italia, “l’adozione di questo visto speciale consentirebbe al nostro Paese di diventare più competitivo sui mercati internazionali, a costo zero”. Sempre secondo Mizzi, l’adozione di questo visto deve poggiare su quattro pilastri fondamentali. Innanzitutto, “è necessaria una legge ad hoc che consenta ai talenti stranieri che vogliono fare impresa in Italia di essere considerati cittadini italiani, garantendo loro, e ai familiari, la permanenza nel nostro Paese. In secondo luogo, vanno assicurati programmi di accelerazione che fungano anche da facilitatori di impresa e che siano competitivi rispetto a quelli presenti negli altri Stati”, dice Mizzi. Terzo pilastro fondamentale per l’adozione dello startup Visa è dato dalle risorse: “Serve una struttura di capitale di rischio – continua Mizzi – che sia in grado di sostenere le nuove imprese. Senza venture capital e fondi non si può andare avanti. Infine, poiché lo Startup Visa si configurerebbe come un programma governativo parallelo con gli altri Stati, è necessario dar vita ad accordi bilaterali: laddove oggi vi è la lotta per l’accaparramento dei talenti stranieri, deve subentrare una sorta di ‘diplomazia della conoscenza’”.

Anche il mondo della politica mostra interesse nei confronti dello startup VISA.

Racconta Corbetta: “L’Italia si è data una disciplina molto strutturata e corposa a sostegno delle startup caratterizzate da un alto tasso di innovazione tecnologica. Al momento oltre 1200 startup innovative hanno potuto contare sull’impalcatura edificata lo scorso anno dal Ministero dello Sviluppo economico con il cd. ‘Decreto Crescita 2.0’. In un processo discreto ma incessante, le startup stanno introducendo innovazioni di prodotto e di processo nei vari settori economici, ivi inclusi quelli tradizionali come il manifatturiero, l’artigianato e l’agricoltura”.

Questi risultati potrebbero essere ulteriormente incoraggiati attraverso una facilitazione dei meccanismi di attrazione di capitale umano altamente qualificato proveniente dall’estero”, continua Corbetta. L’incoraggiamento delle dinamiche di contaminazione tra abilità ed esperienze maturate in Paesi diversi può innescare meccanismi virtuosi non solo dal punto di vista dell’arricchimento culturale, ma anche sul piano dell’accrescimento della competitività del nostro tessuto economico.

Destinazione Italia, la policy interministeriale recentemente lanciata dal premier Letta, si concentra sia sulla attrazione di capitale finanziario (attraverso la creazione di un Fondo dei Fondi per il co-investimento pubblico in startup innovative subordinato alla partecipazione di un attore straniero) sia sulla attrazione di capitale umano attraverso la predisposizione di un meccanismo di fast track per la concessione di uno Startup VISA all’imprenditore estero che intenda avviare una startup in Italia o all’investitore straniero che intenda finanziarne una”, dice Corbetta. La traduzione della proposta di policy in strumento operativo è principalmente in capo al Ministero degli Affari esteri, che sta già studiando le possibili soluzioni. “Agli Esteri servono molti funzionari sensibili al tema startup, e sono certo che faranno di tutto per attuare il provvedimento il prima possibile”.

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