La valutazione è un’attività complessa e difficile in qualsiasi contesto questo processo sia applicato. Questo, sebbene i ritmi frenetici e la velocità dei processi decisionali a cui siamo sottoposti dalla quotidianità spinga ormai ad esprimere valutazioni superficiali e spesso inquinate da BIAS cognitivi.
Un progetto, una volta definito il suo scopo, è valutato in termini di fattibilità operativa e finanziaria. Quest’ultima consiste nell’elaborazione di indicatori come ad esempio il VAN, il ROI l’IRR. La valutazione, quindi, deve essere svolta da chi ha precise competenze in project management una volta che il progetto è stato strutturato e documentato in modo opportuno.
Analizzare un progetto di startup, un processo diverso dagli altri
Se l’oggetto di valutazione è una start up, il processo di valutazione è assai più complesso e richiede un approccio differente sia da quello applicato alle aziende normali (PMI o grandi imprese) sia dall’applicazione di metodologie che si discostano da quelle utilizzate per titoli quotati, M&A o nel Private Equity.
Per prima cosa una start up, in quale forma essi si presenti (bootstrap, seed, early stage, early growt), ha un’alta probabilità di insuccesso che oggi si assesta mediamente al 90%. Gli scenari della valutazione differiscono di molto in queste fasi di vita all’interno delle quali cambiano sensibilmente le metriche economiche e finanziarie quali: i ricavi, l’EBIT, il net working capital, il free cash flow, l’indebitamento verso soci e quello nei confronti degli investors che si susseguono in ogni round di finanziamento.
In secondo luogo, per la valutazione di progetti di start up, è difficile, se non quasi spesso impossibile individuare delle aziende così dette “comparables” da cui estrapolare i multipli di valutazione e questo perché le start up nascono per introdurre innovazioni, cioè prodotti o processi non tradizionali o modelli di business “disruptive” che divergono da quelli delle aziende tradizionali difficilmente a loro assoggettabili.
Validare poi un progetto di start up solo sulla base di un MVP può essere fuorviante. In questo ambito la proprietà transitiva di una uguaglianza del tipo A+B=B+A non funziona. La grave (e comune) dimenticanza di studiare e ben definire i bisogni dei clienti prima di iniziare a progettare un prodotto, un servizio o un processo significa, per uno startupper, sprecare tempo e capitali preziosi in un MVP che, molto probabilmente, non centrerà mai il bersaglio, impedendo alla start up di scalare.
Il ruolo fondamentale dei founder nelle startup
La presenza di uno o più founder all’altezza del compito è quindi fondamentale tanto da superare, nella percentuale di valutazione complessiva, la consistenza del progetto e come esso sia stato anche ben strutturato.
L’imprenditore deve tracciare una rotta, il percorso di sviluppo del progetto, lungo il quale non mancheranno ostacoli e criticità da dover superare. Si tratta di soggetti che devono possedere non solo un pensiero strategico ma un’elevata capacità di problem solving, un significativo controllo delle proprie emozioni, determinazione, flessibilità di pensiero e di azione in grado di adattarsi a cambiamenti continui. Il tutto unito a una visione del progetto a 360 gradi.
Ovviamente, colui o colei che si avvia in questa avventura dovrà essere altrettanto capace nell’individuare e portare a bordo altre competenze funzionali al progetto, così da poter formare una squadra in grado di operare come un “team “evitando di naufragare tra le conflittualità che possono sempre manifestarsi. Da tutto questo si capisce che il processo di valutazione di una start up non è solo un tema complesso ma anche delicato che non può certo essere affrontato in modo approssimativo e soprattutto superficiale.
L’esperienza di IBAN e del suo Comitato di Valutazione
Per questa ragione IBAN nel 2019 deciso di realizzare uno strumento interno, un Comitato di Valutazione di startup, che esegua una prima analisi e ricerca di tutti i progetti di start up che gli vengono sottoposti da più fronti e metta le proprie valutazioni a beneficio di tutti gli angel associati che ne fanno parte. Più che una valutazione nel senso letterale del termine si tratta di un processo di selezione che filtra e individua i progetti più promettenti in termini di struttura propositiva, innovazione, capacità realizzativa al fine di fornire ai soci IBAN un giudizio di merito senza però esercitare in alcun modo la sollecitazione al credito.
L’attività del Comitato è partita nel luglio del 2019 e a oggi sono circa 350 i progetti esaminati, 30 quelli selezionati e di questi, 28 (il 94%) sono stati casi di successo sia per gli imprenditori sia per chi ha puntato su di essi investendoci. Il team di lavoro si rinnova ogni anno e oggi è composto da 24 membri (uomini e donne) con caratteristiche professionali, competenze eterogenee e molto diversificate le une dalle altre.
Il lavoro del Comitato di Valutazione si inserisce in quelle che sono le richieste che gli angel fanno per individuare i migliori progetti imprenditoriali in cui investire. Ancora nel 2022 infatti la Survey IBAN evidenzia come i principali motivi per cui un investitore rinuncia a chiudere un’operazione sono l’inadeguatezza del business plan e il limitato potenziale di crescita: insomma, si sottolinea il permanere del divario tra le aspettative degli investitori informali e la presentazione dei progetti imprenditoriali. Il Comitato, grazie alle competenze delle figure professionali di cui è composto, è in grado di operare una prima fondamentale scrematura e individuare i progetti più adatti per una valutazione finale da parte degli investitori.
L’impegno del Comitato di Valutazione quindi non è solo quello di fornire un servizio ai soci di IBAN, ma punta a offrire un contributo e un supporto a tutto il comparto dell’innovazione italiana, dall’idea imprenditoriale che sta per nascere fino a quella che inizia a svilupparsi grazie anche al supporto degli angel.