Se le startup sono il motore dell’innovazione allora perché non costruirle in fabbrica e in serie. È questo il principio alla base dei venture builder, le società specializzate nella creazione di startup.
Chi sono e cosa fanno i venture builder
Alla metafora del garage e del colpo di genio del creativo visionario isolato dal mondo, si sta sostituendo un nuovo storytelling: quello della startup come prodotto che può essere costruito e pianificato in serie, componendo i giusti ingredienti, le metodologie corrette e le persone in grado di mettere a terra progetti innovativi.
Fool Farm
Oggi i venture builder, che di mestiere inventano, progettano e costruiscono startup, stanno letteralmente esplodendo, in particolare in Europa. L’Italia non resta indietro. Uno dei casi di successo è quello di Fool Farm, venture studio fondato dall’imprenditore Andrea Cinelli, che nei giorni scorsi ha raccolto 3,5 milioni da vari investitori istituzionali, banche e gruppi industriali. Fool Farm nata nel luglio del 2020 e specializzata nel deep tech, ha già lanciato 4 startup. Tutti i progetti hanno raccolto capitale nella fase pre-seed (iniziale) e ora si avviano verso ulteriori fasi di crescita. In effetti, gli ingredienti di successo dei venture builder sono la capacità di mettere insieme i primi capitali per le startup e formare il team iniziale di persone in grado di arrivare a una prima validazione del prodotto.
Venture Capital, l’Italia comincia a fare sul serio: i passi avanti e cosa resta da fare
La specializzazione da questo punto di vista è un asset particolarmente rilevante, in quanto consente ai venture builder di acquisire know how e competenze in settori specifici, che più vengono conosciuti e più si prestano ad essere intercettati correttamente da startup che cercano di risolvere uno o più problemi presenti in quelle specifiche nicchie di mercato.
e-Novia
Un’altra realtà di riferimento del venture builder in Italia è e-Novia, che ha dato vita a un ecosistema tecnologico, che produce prototipi in serie, li brevetta, li testa e li mette sul mercato. e-Novia opera nel settore della mobilità e della produzione industriale, sempre con un occhio a tecnologie brevettabili, industriali e non facilmente clonabili nel mercato.
Il focus sul deep tech è una caratteristica trasversale dell’innovazione italiana. Si tratta di un approccio che presenta svariati vantaggi, prima tra tutti, quello di avere obiettivi concreti e realizzabili in termini di crescita. Generalmente l’obiettivo per le startup fondate dai venture studios coincide infatti con un’operazione di M&A (acquisizione, fusione) con altri gruppi industriali alla ricerca di soluzioni specifiche per il mercato.
Startup Bakery, Startup Gym, Mamazen
Anche Startup Bakery si è specializzata nel mercato B2B, attraverso un portafoglio di startup software as a service. Startup Bakery ha all’attivo 4 startup e ne ha in programma altre. In Italia sono attivi anche Startup Gym e Mamazen. Anche alcuni acceleratori di startup come Nanabianca, H-Farm, Digital Magics hanno in alcuni casi fondato loro stessi startup, invece che limitarsi ad accelerare quelle esistenti.
Costruire una startup è un modello di business a sé stante
Oggi però sta cominciando ad essere chiaro che costruire una startup è un modello di business a sé stante. E occorre predisporre tutti gli ingredienti della ricetta per poter aspirare al successo.
I venture builder infatti, oltre a dover creare le startup, mettendo a disposizione delle stesse i capitali iniziali e un modello di crescita organizzato, devono avere un modello di business sostenibile. Generalmente, l’obiettivo di queste società è la exit, ovvero le vendite delle proprie quote al momento della vendita della startup. Ma allo stesso tempo vengono remunerati per offrire specifici servizi alle startup nella loro fase iniziale.
Oggi la grande rivoluzione all’interno dei venture builder è quella corporate. Sono le aziende a voler intraprendere un percorso nell’innovazione e, non avendo competenze interne, si rivolgono a società per specializzate. In alcuni casi le startup le acquisiscono o sviluppano partnership, in altri casi le realizzano direttamente collaborando con i venture builder. Anche su questo un’accelerazione interna è arrivata grazie a CDP, che ha lanciato il fondo Boost Innovation.
Il modello del venture building
Il modello dei venture builder è nato negli anni 90 in SIlicon Valley, fondato da Bill Gross che ha lanciato la prima fabbrica di startup chiamata Idealab, azienda che nel corso della sua storia ha messo sul mercato 150 startup. Negli anni successivi è però in Europa che il mondo del venture builder raggiunge il successo, tramite Rocket Internet, l’azienda che ha dato i natali a Zalando e ad altri unicorni di successo. La formula di Rocket Internet era quella di replicare in Europa modelli di successo americani. In pratica, secondo l’approccio Rocket Internet non solo il venture builder trasforma la creazione di una startup in un processo replicabile e scalabile, ma si focalizza sul copiare e incollare progetti di successo, lanciandoli in mercati dove non sono ancora presenti. Grazie al successo di Rocket Internet, il venture building si è diffuso a macchia d’olio e si è specializzato in vari settori.
Conclusioni
Oggi il mercato è maturo e il modello dell’innovazione aperta favorisce la crescita delle startup industriali, che rappresentano il focus di molti venture studios. La vera prova del nove delle realtà di venture building in Italia arriverà nei prossimi anni, quando le startup create dovranno avviarsi verso exit e fusioni con altri gruppi industriali. Nel frattempo, il fenomeno merita di essere monitorato e studiato.