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Venture capital, dimenticare il 2023: cosa serve per un nuovo sprint



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Il 2023 è stato un anno di contrasti per il Venture Capital italiano, tra rallentamenti negli investimenti e nuove strategie. Tra le risposte al contesto sfidante, emerge il modello venture studio e i Micro VC, insieme alla crescita dei ruoli di angel investors e dell’equity crowdfunding

Pubblicato il 23 feb 2024

Giancarlo Vergine

Tech Entrepreneur | Crowdfunding Expert



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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Il 2023 ha segnato un’importante battuta di arresto per il venture capital italiano. Raccolta dimezzata rispetto al 2022 e tutti gli effetti collaterali che essa comporta: licenziamenti, fallimenti e down round. Di certo non proprio un anno semplice per founder, operatori e tutta la filiera dell’innovazione nel nostro paese come nel resto del mondo.

2023, un anno difficile per il Venture Capital italiano

Nel corso delle ultime settimane i protagonisti del venture capital italiano, tra cui i general partner dei principali fondi, le associazioni di settore e alcuni importanti esperti hanno condiviso le analisi sul mercato sia a livello nazionale che internazionale (EY Venture Capital Barometer e Osservatorio sul Venture Capital in Italia), denotando di fatto un arresto dei round in fase growth (Series B+), che nel 2022 avevano fatto la differenza, un timido incremento dei round pre-seed trainati dalle startup di alcuni second time o exited founders e soprattutto una frenata degli investimenti da parte di CDP Ventures, a causa anche del cambio di vertici avvenuto nell’ultimo trimestre del 2023.

Diciamocelo chiaramente, ricevere capitali da fondi di VC a livello globale, per una startup early stage nel post-pandemia non è stato e non è affatto facile. E se l’Italia grazie alla spinta di CDP Ventures, nel 2022 ha sovraperformato rispetto agli ecosistemi più evoluti (US, UK, Israele e Germania), nel 2023, complice l’incremento dei tassi di interesse e il contesto sociopolitico ed economico mondiale fortemente condizionato dai conflitti internazionali, ha dovuto arrendersi all’incertezza e alla ridotta propensione al rischio da parte degli investitori, siano essi professionali che no.

Tutto ciò si è tradotto, in dati, con l’anno più investor friendly degli ultimi anni, con valutazioni a sconto per chi proprio non poteva fare a meno di raccogliere, dealflow con tempistiche dilatate, fino a 12 mesi per ricevere un investimento, e soprattutto con term sheet e condizioni di investimento che in anni precedenti sarebbero state più difficile da far digerire agli imprenditori.

Come il mercato si è adattato alle nuove sfide

Di fatto il dry powder sia dei fondi VC che degli investitori privati, come gli angel investor o i family office, è ancora lì, pronto a essere sparato, già a partire da questo 2024, anche perché nei salotti di Londra e non solo si dice che il 2023 è stato l’anno dove si è toccato il fondo, e quindi la curva non può che essere in risalita.

Di fronte a questo spiraglio di ottimismo, e a degli ottimi spunti su quelle che dovrebbero essere le traiettorie da intraprendere nei prossimi mesi, fornite proprio da quelli che sono i principali protagonisti del mercato degli investimenti, si è delineata la prima traccia da seguire: cercare di costruire sempre più una filiera del mercato dei capitali di ventura. Una filiera fatta di operatori professionisti, atti a finanziare e supportare gli imprenditori in tutte le fasi del loro percorso di crescita, dal pre-seed al growth stage, ognuno nel suo ambito d’azione, e soprattutto in sinergia con quelli che invece sono gli operatori che riceveranno in input il risultato del lavoro fatto dai primi.

Agire come sistema, evitando l’italica modalità di guardare non oltre l’orizzonte del proprio interesse, sarà la mossa che spariglierà le carte, un po’ come han fatto con risultati eccellenti, da qualche anno a questa parte i francesi, coinvolgendo le istituzioni, le corporate e iniziando a considerare il venture capital, non più come “un giochino” per giovani visionari, come ancora qualcuno cerca di raffigurarlo dalle nostre parti, ma un’industria che crea posti di lavoro, genera ricchezza e mette le basi dell’economia del futuro; insomma considerare il venture business per quello che è, l’industria del futuro!

I nuovi scenari per startup e investitori dopo il 2023

Le difficoltà e le incertezze del 2023 hanno di fatto accelerato alcuni processi ed evidenziato alcuni trend interessanti. D’altronde si sa, la Teoria dell’Evoluzione vale anche se applicata a concetti o sistemi diversi da quello biologico.

Sprint dei processi di M&A tra startup e tra startup e corporate

E così abbiamo visto accelerare i processi di M&A tra startup e tra startup e corporate (Corporate Venture Capital), con un buon numero di exit (non sempre ottimali per gli investitori) ma soprattutto un forte incremento di fusioni, o di acquisizioni. Tra le altre, Tulips ha acquisito Green Project, Zakeke invece ha comprato Future Fashion, Playtomic ha recentemente acquisito SportClubby, e così via. Il 2023 d’altronde è stato il miglior anno per le exit. Infatti ha registrato in totale 44 exit, ben 6 in più rispetto al 2022.

L’affermarsi del modello venture studio

Segnale importante che il mercato stia maturando e che le startup, non trovando facilmente capitali per crescere, debbano unire le forze per consolidarsi e acquisire fette di mercato più importanti o rendersi appetibili ad operazioni di M&A con fondi di Private Equity o investitori industriali.

Da un altro lato abbiamo visto l’affermarsi del modello venture studio, sia attraverso la crescita e l’evoluzione di quelli indipendenti, nati e cresciuti negli ultimi anni, tra cui vale la pena citare Mamazen, con 5 startup all’attivo già in crescita, WDA, Startup Bakery, Foolfarm, Techbricks e StartupGym. Questo modello è diventato uno dei preferiti delle corporate, che da qualche mese a questa parte stanno creando pian piano nuovi verticali, in collaborazione con società di consulenza e altri operatori, coinvolgendo exited founders e partner di fondi VC, sul fashion, sul design e sul food.

L’avvento e la crescita dei Micro VC

Interessantissimo anche l’avvento e la crescita dei Micro VC (ultimo arrivato Baby VC), che si stanno moltiplicando su tutta la penisola e su diverse verticali: impact, sostenibilità, AI ed healthcare su tutti. Questo grazie anche alla discesa in campo di importanti Family Office nel settore del venture capital.

Dopo il consolidamento della di acceleratori, ben sostenuta da CDP Ventures, questo ulteriore passaggio, permette all’ecosistema di poggiarsi su nuove alternative interessanti per le startup in fase pre-seed. Serve dunque accrescere maggiormente la copertura per il mercato seed, quello in cui l’ecosistema non riesce ancora a dare il contributo ottimale, se non grazie all’importante apporto degli angel investors  e dell’equity crowdfunding, che grazie alla folla di migliaia di piccoli investitori retail, riesce ancora a finanziare startup e tech companies (e non solo) nella loro fase cruciale di crescita.

La necessità di fare sistema e accrescere l’educazione finanziaria

Cosa serve dunque per fare un passo in avanti? Serve fare sistema, accrescere le partnership tra operatori e tra startup, facilitando il regolare flusso di comunicazione, denaro e competenze, creando terreno fertile per lo sviluppo di imprese che siano tanto innovative quanto capaci di crescere ed affermarsi a livello globale, non temendo il confronto con realtà analoghe cresciute in ecosistemi più ricchi e consolidati.

Serve anche accrescere l’educazione finanziaria, per far si che una minima parte del patrimonio immobilizzato degli italiani, possa essere sempre più destinato a questa asset class, che è sicuramente illiquida e rischiosa, ma che può portare valore, non solo in termini di ritorni sugli investimenti, ma anche e soprattutto alla crescita e al mantenimento della nostra economia.

Conclusioni

Un’economia, la nostra, fortemente radicata su industrie e settori più hardware in cui eccelliamo e siamo affermati in tutto il mondo, ma che necessariamente deve evolvere, sia in quei settori portando innovazione, che nei nuovi o quelli che nasceranno nei prossimi anni, appartenenti alla sfera software. 


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