venture capital

Startup, facciamo un fondo italiano di co-investimento (come in Francia e UK): ecco perché

Creare un fondo italiano di co-investimento con i business angel per dare un’accelerata al mercato italiano dell’early stage, sfruttando le opportunità fiscali e legali che oggi sono disponibili anche in Italia e mutuando misure adottate in altri paesi. Vediamo con quali modalità e obiettivi

Pubblicato il 11 Dic 2018

Luigi Amati

Presidente di BAE

Francesca Natali

Direttore Meta Ventures

business angel

Il mercato italiano dell’early stage potrebbe subire una vigorosa accelerata se si prendesse spunto da alcune esperienze estere il cui esempio potrebbe essere utile per migliorare le performance nostrane.

Questo senza nulla togliere alla buona notizia secondo cui il Governo sembrerebbe intenzionato a dare vita ad un fondo pubblico da circa tre miliardi di raccolta da soggetti istituzionali per co-investire in startup e scaleup (vedi il “fondo dei fondi” per le startup).

Sarebbe, questa, un’iniziativa che si andrebbe a inserire nel contesto di un mercato in ripresa: i dati dell’early stage, anche grazie all’Angel Investing, mostrano infatti interessanti segnali di ripresa e crescita, sia in termini di numero di operazioni, passate da 128 nel 2016 a 133 nel 2017, (+4%,) sia dell’ammontare investito, passato da 104 milioni nel 2016 a 133 milioni nel 2017 (+29%). (fonte AIFI, survey 2017).

Le caratteristiche del mercato italiano dell’early stage

Il mercato italiano dell’early stage è caratterizzato da:

  • la presenza di un numero crescente d’investitori organizzati che già da tempo si dedicano alla valorizzazione di idee e conoscenza, destinandogli parte del proprio tempo e delle proprie risorse finanziarie. Tali interlocutori dispongono di:
      • competenze professionali personali molto elevate da parte dei singoli investitori, che sono molto spesso disponibili a metterle a disposizione delle imprese partecipate
      • risorse finanziarie consistenti ma comunque non sufficienti ad un adeguata copertura dell’investimento attraverso round d’investimenti successivi;
      • accesso a progetti (il deal flow)
  • il sottodimensionamento dell’offerta di capitale early stage, ovvero di risorse destinate a sostenere la nascita e l’avvio di nuove realtà imprenditoriali; dall’altra, l’opportunità di costruire ed alimentare in maniera efficace ed efficiente la pipeline per i venture capitalist, divenendo per questi ultimi un bacino da cui attingere opportunità d’investimento;
  • la grande quantità di talenti, idee e conoscenze che possono essere “valorizzati” nel Paese con modeste quantità di denaro
  • la mancanza di strumenti e misure che facilitino la messa a fattore di tali elementi, ampliando le risorse complessivamente disponibili per gli investimenti riducendo il rischio per tutti i soggetti coinvolti.

E quindi quali sono le leve su cui puntare per migliorare le performance del mercato italiano dell’early stage? La presenza di un numero crescente di investitori organizzati con elevate competenze e l’assenza di misure e strumenti che possano mettere a fattor comune ciò che già esiste ed è disponibile sul mercato, non dovrebbero forse spingere a considerare schemi di gioco che puntino sulla collaborazione tra gli attori presenti e che vadano nella direzione dell’”aggregazione”? Ci sono misure che, avendo dimostrato di funzionare in altri mercati simili a quello italiano (e.g Inghilterra o Francia), potrebbero essere mutuate ed adattate al contesto italiano per incrementare la quantità e la qualità dell’attività d’investimento degli operatori esistenti, magari attraendone anche di nuovi.

Verso un nuovo modello di coinvestimento, i vantaggi

Agevolare il coinvestimento o il sindacato tra gli operatori del mercato significa ampliare l’offerta finanziaria complessivamente disponibile, diminuendo il rischio finanziario per gli investitori che avrebbero la capacità di costruire un portafoglio più ampio e meglio bilanciato. Promuovere il coinvestimento tra e con i business angel significa altresì riconoscere i segnali incontrovertibili che provengono dal mercato, che mostra con grande chiarezza come i BAs si stiano evolvendo e quali siano le modalità operative che prediligono, come dimostrano i dati europei ed americani.

I veicoli di co-investimento sono dunque strumenti attraverso cui è sfruttata  la capacità degli investitori informali (business angel o club di business angel) d’intercettare e valutare interessanti opportunità d’investimento e di fornire supporto manageriale alle imprese, nella fase successiva all’investimento ma anche sul presupposto che l’angel investing spesso non riesce a finanziare i follow-on nelle imprese più promettenti del portafoglio, vanificando o riducendo la possibilità di avere ritorni interessanti.

Il principale beneficio di un veicolo di co-investimento con i business angel risiede nell’essere il modo più efficace ed efficiente di intercettare le migliori opportunità d’investimento early stage perché collabora con una rete intelligente di soggetti con forti contatti e collegamenti con il territorio.

Tuttavia, le modalità operative del veicolo non possono non tenere conto delle caratteristiche e delle attitudini dei business angel. Questi operano tipicamente attraverso club e network organizzati, hanno singolarmente capacità d’investimento modeste ma un elevata capacità d’intercettare idea imprenditoriali interessanti e disponibilità a condividere con le imprese partecipate contatti e conoscenze.

Un veicolo di co-investimento “business angel-like” dovrebbe pertanto accrescere la capacità d’investimento complessiva dei co-investitori coinvolti, riducendo al tempo stesso il rischio individualmente sopportato e valorizzando il contributo personale di ciascuno.

Le modalità del coinvestimento

Il successo e l’efficacia di una misura di coinvestimento con i business angel dipende dunque dalle modalità d’ingaggio che questa è in grado di offrire a ciascun investitore e dalla capacità che ha di salvaguardare, valorizzare e premiare l’operatività del club o network di cui l’investitore è socio attraverso un adeguato sistema d’incentivi. A differenza di un tradizionale fondo di venture capital, un veicolo di co-investimento investe esclusivamente in operazioni in cui vi siano altri investitori, diversi dal fondo, interessati ad investire. Tali investitori sono individuati ed accreditati ex-ante dalla società di gestione del veicolo sulla base di un processo di labelizzazione, anche avvalendosi dell’ausilio delle Associazioni o Gruppi esistenti in Italia. I co-investitori, per essere accreditati, devono dimostrare di avere:

  • standing adeguato in termini di capacità d’investimento;
  • track record;
  • qualità della procedura utilizzate per la selezione e la valutazione del deal;
  • disponibilità a fornire competenze e assistenza specialistica alle imprese partecipate.

Le buone pratiche europee

L’opportunità di creare un fondo italiano di co-investimento con i business angel sfrutta le opportunità fiscali e legali che oggi sono disponibili anche in Italia. Il modello da utilizzare ci porta a guardare a quei Paesi che già da tempo hanno messo a sistema le misure e gli strumenti per favorire l’investimento nelle nuove imprese, ovvero la Francia (Angel Source) ed il Regno Unito (Angel Co-Fund).

Angel Source

Angel Source è un fondo comune d’investimento di rischio (Fonds commun de placement à risque, FCPR) gestito da iSource, una società di venture capital francese specializzata in investimenti early stage, in partnership con France Angels e Bpifrance Investissement (ex-CDC Entreprises).

Fondo: Angel Source (Francia)

Anno di creazione: Dicembre 2012

Dimensione: 20,000,000 EUR

Investitore di riferimento: Bpifrance Investissement (ex-CDC Entreprises)

Related Angel Club: France Angels

Management Company: iSource

Angel Source è il primo fondo nazionale francese per co-investimento con le reti di business angel, dedicato al finanziamento d’imprese innovative. Angel source interviene a fianco di un club di business angel affiliato a France Angels, la rete nazionale di business angel, che iSource seleziona per la sua esperienza, capacità di investimento e la qualità del processo di valutazione e gestione delle imprese partecipate. Sino ad oggi la società di gestione iSource ha selezionato 8 reti sulle 83 che sono associate a France Angels, per un totale di circa 500 angeli coinvolti. I co-investitori di Angel Source sono ingaggiati dal fondo alle stesse condizioni con un co-investimento pari al 50% del totale, sia nel primo sia nel secondo eventuale round d’investimento. Gli investimenti realizzati sono stati circa sei per anno, con una media di 300k € investiti al primo round. Il fondo investe sino ad 1,5 milioni di € per impresa. L’obiettivo è raggiungere venti investimenti nel 2016.

Angel CoFund

Angel CoFund è un fondo di co-investimento inglese con una dotazione di £100m con l’obiettivo di finanziare le più promettenti imprese del Regno Unito e contribuire a sviluppare il mercato dell’angel investing.

Fondo: Angel CoFund (Inghilterra)

Anno di creazione: Novembre 2011

Dimensione: £100m

Related Angel Club: UK Business Angels’ Clubs/Networks

Società di gestione: Angel CoFund Investment Committee (George Whitehead) e Capital for Enterprise (CfEL).

Lanciato nel novembre 2011, il fondo compie investimenti iniziali compresi tra £100K e 1M, insieme a consorzi (sindacati) di business angel al fine di sostenere le imprese ad alto potenziale e dare loro il capitale necessario per sviluppare e sostenere la fase di startup. Sin dal suo lancio il fondo ha investito e impegnato circa 23 milioni di sterline, accanto ad ulteriori 87 milioni di sterline investiti dai business angel e dagli altri investitori coinvolti, investendo in 48 aziende. Il fondo opera in tutto il Regno Unito ed esamina proposte per le imprese in tutte le fasi di sviluppo e nella maggior parte dei settori, purché si qualifichino come PMI.

Il criterio fondamentale affinché Angel CoFund possa intervenire è la presenza di un gruppo o consorzio d’investitori privati, disponibili non solo ad investire risorse ma anche a partecipare attivamente nelle attività di pre e post investimento. Per ciascun investimento Angel CFund richiede la presenza di un pool di business angel (sindacato) disponibile ad investire ai medesimi termini e a lavorare a stretto contatto con la il fondo sia durante la fase di due diligence sia nella fase di gestione della partecipata. Per qualificarsi come partner ogni sindacato deve comprendere tre o più investitori privati. Gli Angeli del sindacato devono essere indipendenti dall’impresa target ovvero non avere con essa rapporti di correlazione. Angel CoFund è comunque indipendente nelle sue decisioni d’investimento e può rifiutarsi di investire insieme al sindacato qualora ritenga che i suoi interessi non siano sufficientemente protetti.

Il sindacato degli investitori è responsabile per la due diligence, il monitoraggio ed reporting per conto di tutti gli investitori. Per l’attività svolta dal sindacato, il fondo gli riconosce una tantum il 2,5% dell’importo investito. Una volta che il sindacato degli Angeli abbia co-investito insieme al fondo, si obbliga a condividere con questo le future opportunità d’investimento.

Il veicolo di co-investimento deve essere perciò finalizzato alla crescita delle più promettenti startup italiane attraverso l’offerta sia risorse finanziarie adeguate ma anche di competenze specialistiche, divenendo al tempo stesso un bacino da cui altri investitori, italiani e internazionali, possano attingere per traghettare le opportunità co-finanziati dal Veicolo verso ulteriori traguardi. Il fondo dovrebbe dunque essere progettato e costruito sulla base dall’esperienza di altri paesi Europei, incorporando le indicazioni che provengono dagli operatori e dal mercato.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!


Argomenti


Canali

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Iniziative
Video
Analisi
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati