L’invasione russa dell’Ucraina ha segnato un punto di svolta epocale per l’Europa, modificando profondamente non solo l’approccio geopolitico del continente ma anche il panorama degli investimenti in venture capital (VC).
Indice degli argomenti
L’impatto della guerra in Ucraina sul venture capital europeo
L’industria europea del venture capital, storicamente, per usare un eufemismo, meno brillante rispetto alle controparti statunitensi e asiatiche, ha trovato nel settore del defence tech e nelle tecnologie dual use una concreta opportunità per invertire la tendenza e ottenere performance finalmente competitive.
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L’Europa, tradizionalmente restia a investire massicciamente nella difesa rispetto agli Stati Uniti e alle principali potenze asiatiche, ha dovuto riconsiderare rapidamente la propria posizione. L’invasione dell’Ucraina ha evidenziato con chiarezza la vulnerabilità del continente sul fronte della sicurezza e della difesa, facendo emergere con forza l’esigenza di una maggiore autonomia strategica. E soprattutto una maggiore sovranità tecnologica.
L’evoluzione degli investimenti in tecnologie dual use
In questo contesto, la bassa propensione al rischio, ormai tipica dell’investimento Europeo ha fatto rapidamente spostare gli investimenti VC sulle tecnologie dual use, quelle cioè capaci di servire sia il mercato civile che quello militare. Tale scelta rappresenta una strategia vincente sotto diversi aspetti, soprattutto perché permette di attrarre un ampio spettro di investitori, dalle istituzioni pubbliche agli attori privati.
Negli ultimi due anni, numerosi fondi europei di venture capital hanno intensificato le loro operazioni nel settore della difesa tecnologica, consapevoli del fatto che questo ambito potrebbe rappresentare una delle ultime grandi opportunità per ottenere rendimenti significativi in un mercato europeo che, in altri settori, sembra ormai destinato all’abbandono.
La forte crescita dei finanziamenti in startup focalizzate su AI, robotica, sicurezza informatica e tecnologie spaziali testimonia questa tendenza e conferma la centralità del settore dual use nelle strategie future del VC europeo.
Mistral AI e il ruolo crescente delle startup nel defence tech
Un esempio significativo di questa nuova fase è rappresentato dalla startup francese Mistral AI, specializzata nell’intelligenza artificiale, nata come concorrente europeo delle varie OpenAI, Antropic, Deepseek, Gemini, Llama. Famosa alle cronache per aver realizzato nel 2023 forse il più grande round seed Europeo, 105mln$ seguiti solo l’anno dopo da un secondo round da 468mln€. Fortemente supportata dal governo francese sta velocemente cambiando il suo focus. Da startup nata per creare chatbot, Api ed a finire AGI.
Si sta spostando verso le commesse militari, con interlocuzioni oltre che con il governo francese, anche con quello britannico e tedesco. Questa scelta è molto furba, anche se forse è anche l’ammissione di una battaglia persa. Se da un lato competere con le raccolte di capitale e la velocità dell’ecosistema americano nella ricerca verso l’Intelligenza Artificiale Generale sembra impossibile. Dall’altro è molto improbabile pensare che la difesa di stati europei si possa affidare ad intelligenza artificiale controllata da soggetti privati americani. L’idea che il sistema operativo della futura difesa europea sia affidata a blackbox non gestite e controllate dall’interno dei confini comunitari e non sotto legislazione Europea è un rischio geostrategico troppo elevato. La dipendenza pressoché totale dai satelliti è dai lanciatori di SpaceX ha forse, finalmente, insegnato qualcosa.
Casi come quello di Mistral AI dimostrano chiaramente come l’interesse del venture capital europeo verso il defence tech non sia semplicemente una scelta contingente, bensì una strategia di lungo periodo, volta a colmare gap tecnologici e strategici accumulatisi nel corso degli ultimi decenni.
Allo stesso tempo, l’attenzione per il dual use consente al venture capital di mitigare i rischi associati a investimenti prettamente militari, quali vincoli regolamentari stringenti, questioni etiche complesse e significativi rischi geopolitici. Investire in tecnologie dual use permette, infatti, una più ampia diversificazione del portafoglio, garantendo una flessibilità necessaria per adattarsi rapidamente a eventuali cambiamenti politici o economici.
Il sostegno pubblico e il finanziamento della difesa europea
L’Europa sembra se ne sia accorta e negli ultimi anni, il settore del defence tech in Europa ha registrato una crescita esponenziale negli investimenti. Secondo un rapporto di Dealroom e del NATO Innovation Fund, il finanziamento di venture capital nel settore della difesa, sicurezza e resilienza ha raggiunto un record di 5,2 miliardi di dollari nel 2024, quintuplicando rispetto ai sei anni precedenti. Questo incremento è particolarmente significativo se confrontato con il calo del 45% registrato nel mercato globale del venture capital nello stesso periodo, evidenziando una resilienza e un interesse crescenti verso il settore della difesa in Europa.
Il Defence Equity Facility, con un investimento di 175 milioni di euro tra il 2024 e il 2027, mira a stimolare lo sviluppo di un ecosistema di fondi privati che investono nell’innovazione della difesa, con l’obiettivo di mobilitare circa 500 milioni di euro a supporto delle aziende europee. Con lo European Defence Fund la Commissione Europea ha adottato il programma di lavoro annuale dell’EDF per il 2025, destinando 1,065 miliardi di euro alla ricerca e allo sviluppo collaborativo nel campo della difesa.
Nonostante queste sfide, però, appare sempre più evidente che per il venture capital europeo il settore della difesa tecnologica e delle tecnologie dual use rappresenti forse l’ultima occasione concreta per ritrovare una competitività. Lavorando in un ambiente “protetto”, al riparo dai concorrenti cinesi ed americani più grossi e prestazionali, è giustificabile pensare che la difesa europea non possa essere appaltata a potenziali rivali geopolitici.
L’America versione Trump è suonata come una sveglia per tutti gli apparati della difesa europei. La consapevolezza acquisita a seguito del conflitto ucraino è stata determinante nel favorire questo cambio di paradigma, spingendo i governi e le istituzioni europee a incentivare attivamente investimenti in questo settore.
Limiti e criticità dell’ecosistema di investimento
Attenzione però, allo stato attuale i limiti alla scalabilità dell’ecosistema europeo rimangono li, immutati, e non si vedono all’orizzonte attività profonde per rimuoverli. E posso riassumersi in pochi punti, sostanziali.
Il primo punto riguarda il sottoscrittore dei fondi, essendo in tutti i paesi Europei lo Stato il maggiore sottoscrittore dei fondi VC, presenta alla società di gestione del fondo una serie di esigenze non proprio a fuoco con lo scopo di un VC. Ad esempio, vedremo come la Francia, punterà a startup che investono e danno occupazione in Francia, le Germania in Germania e via dicendo. E questo è un forte limite nella selezione dei cavalli vincenti corretti.
Frammentazione nazionale e mancanza di scala
Il secondo punto riguarda il cliente finale delle tecnologie di difesa in Europa. Il committente difesa Tedesco in ottica di sovranità tecnologica Tedesca preferirà comprare tecnologie Made in Germany, l’Italia made in Italy, la Francia made in France, etc. Ed ecco che come in tutti gli altri comparti della difesa ci troviamo con piattaforme senza scala industriale.
Inefficienza e mancanza di coordinamento europeo
Nonostante i singoli risicati budget per la difesa dovrebbero suggerire che dovremmo puntare ad una maggiore efficienza dell’allocazione delle risorse. Per cui nonostante i decenni di discussione non abbiamo ancora un caccia europeo, un carro armato europeo, un sistema missilistico europeo, un sottomarino europeo, una portaerei europea.
Gestiamo un numero imprecisato di progetti molto costosi, poco efficienti, su scale insignificanti e con una efficacia sul campo discutibile. Sempre l’Ucraina ci ha insegnato come nonostante l’Europa spenda 330 miliardi in Difesa, contro i circa 140 della Russia, senza gli USA siamo in difficoltà anche nella semplice fornitura di munizioni.
Prospettive future del defence tech europeo
In definitiva, il conflitto in Ucraina ha imposto una profonda riflessione sul futuro strategico e tecnologico dell’Europa, ponendo il settore del defence tech e le tecnologie dual use al centro della strategia di rilancio del venture capital europeo. Se l’Europa saprà sfruttare appieno questa opportunità, il venture capital potrà finalmente tornare a svolgere un ruolo cruciale nella crescita economica e tecnologica del continente, rialzando l’anemica competitività europea in un comparto, quello del finanziamento alle startup, che presenta performance vergognose ed indegne se rapportate alla potenza economica del continente.
Startup come Helsing e Mistral AI nell’intelligenza artificiale, Isar Aerospace ARX Robotics, Quantum Systems, Tekever in robotica e droni, ci mostrano come una strada Europea è perseguibile.
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