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Punti d’impresa digitale (PID), così aiutano le pmi per Industry 4.0

Operano 77 Punti d’Impresa Digitale (PID) sul territorio, dedicati alla diffusione della cultura e della pratica del digitale nelle PMI di tutti i settori economici. Per guidarle nella trasformazione digitale prevista dal piano Impresa 4.0. Ecco come funzionano e perché sono necessari

Pubblicato il 28 Feb 2018

Paolo Ghezzi

CEO di Infocamere ed Expert dell'Istituto EuropIA.it

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La continua ridefinizione delle mappe produttive e distributive dell’economia globale, favorita dalla diffusione di tecnologie mobili e di apparati “intelligenti”, ha innescato la nascita accelerata di nuovi ecosistemi di collaborazione e innovazione al di fuori dei quali, semplicemente, non si cresce.

Soluzioni come IoT, cloud, realtà aumentata, analytics – unite alla disponibilità di enormi quantitativi di dati rielaborabili e alla dematerializzazione dei processi – sono solo alcune delle innovazioni che hanno trasformato il modo di fare impresa negli ultimi anni e rappresentano l’inizio di una rivoluzione tanto tecnologica quanto culturale che non va temuta, ma accompagnata in chiave inclusiva. Altrimenti, è l’intero sistema-Paese a soffrire, appesantendo le sue componenti più dinamiche.

La ‘digital transformation’ di cui siamo testimoni, infatti, non è limitata a business particolarmente innovativi o a giovani start-up digitali ma è un processo che abbraccia potenzialmente aziende di qualsiasi dimensione e operanti nei più diversi mercati. E prima questa consapevolezza diviene patrimonio di tutti, prima potremo dire di avere imboccato la strada giusta verso la digitalizzazione del Paese.

Per accompagnare e supportare le imprese nella trasformazione digitale 4.0 lo scorso anno il Governo ha lanciato il Network nazionale Industria (ora Impresa) 4.0 nella convinzione che, per sostenere l’innovazione, non basti più pensare solo di rafforzare o introdurre nuove misure fiscali. Accanto a queste – che restano indispensabili – serve un’operazione culturale che parta dal basso, da un contatto diretto con le PMI (Piccole e Medie Imprese). Con azioni da realizzare attraverso una pluralità di risorse e di competenze specifiche, strategicamente distribuite sul territorio e secondo una logica di complementarietà. È una grande sfida, non solo per il governo che l’ha lanciata, ma per tutti i protagonisti chiamati a realizzarla: università, associazioni imprenditoriali e Camere di commercio.

I punti d’impresa digitale

Il Network nazionale Impresa 4.0 ha riconosciuto il ruolo delle Camere di commercio a supporto della digitalizzazione delle imprese – stabilito dalla recente legge di riforma – affidando loro la realizzazione di 77 Punti d’Impresa Digitale (PID) sul territorio, dedicati alla diffusione della cultura e della pratica del digitale nelle PMI di tutti i settori economici.

Nella strategia del Piano, i PID rappresentano il punto di primo contatto delle imprese con l’economia digitale: sportelli sia fisici sia virtuali che, attraverso il ricorso ad un’ampia gamma di strumenti (siti specializzati, forum e community, social media) offrono all’impresa una scatola degli attrezzi con cui affrontare la propria trasformazione 4.0, a partire dalla mappatura della propria maturità digitale (passo indispensabile per individuare le aree di intervento e valutare le migliori soluzioni da adottare, sulla base di una strategia che prenda in esame obiettivi, risorse e benefici attesi).

Punto di riferimento per accedere a questi strumenti è il portale www.puntoimpresadigitale.camcom.it – promosso da Unioncamere e realizzato da InfoCamere – dal quale ogni impresa può conoscere in tempo reale tutte le attività, i servizi e le opportunità offerte dal sistema camerale nel proprio territorio, a partire dai voucher che le Camere di commercio mettono a disposizione delle aziende per gli investimenti nel digitale. Ad oggi, sono trentasei i bandi aperti per la concessione di voucher per il sostegno agli investimenti tecnologici nelle PMI. Risorse che le imprese possono spendere presso strutture specializzate come i centri di trasferimento tecnologico, gli Innovation Hub e i Competence Center, le altre ‘gambe’ del Network Nazionale.

Oltre ai servizi di mappatura delle conoscenze digitali delle imprese, l’offerta PID si declina su tre principali tipologie di servizi:

– informativi, per la diffusione delle conoscenze sulle tecnologie 4.0 (circa 250 gli eventi già organizzati in questi mesi);

– formativi, per accrescere le competenze digitali di base dell’impresa e generare una sua maggiore “consapevolezza attiva” su questi temi;

– di orientamento, una volta intercettata una domanda digitale a maggiore contenuto tecnologico, verso gli Innovation Hub e i Competence Center.

La sfida delle competenze

Tutta questa organizzazione non sarebbe tuttavia efficace senza risorse umane di qualità e competenze adeguate. La leva per sollevare le PMI e portarle sul piano di gioco dell’economia 4.0 restano infatti le persone. Sia quelle da portare dentro le aziende che ancora non le hanno (da qui l’impegno del sistema camerale alla riuscita della riforma per l’alternanza scuola-lavoro e nella formazione di giovani digitali). Sia quelle da mettere al loro fianco attraverso le strutture collegate con i PID: specialisti per la digitalizzazione, appositamente formati.

La scommessa dei PID è quella di offrire un mix di risorse materiali (locali ed attrezzature) ed immateriali (contributi video e multimediali, banche dati, library informative) attivabili attraverso figure professionali specializzate (i “digital promoter”) capaci di orientare le scelte delle PMI nell’adozione delle tecnologie “abilitanti” e nell’adeguamento dei modelli di business al nuovo contesto digitale. Ad arricchire questo mosaico di competenze, il progetto PID prevede il coinvolgimento diretto del mondo imprenditoriale attraverso la figura del “digital mentor”: manager o imprenditori disponibili (sulla base dell’accettazione di un codice di condotta) mettere la loro esperienza nella digitalizzazione dei processi produttivi a disposizione di una PMI. Un’offerta di servizi che non si esaurisce nel contatto, ma che è pensata come un percorso da proseguire nel tempo a fianco dell’impresa. Proprio per questo il lavoro più impegnativo che stiamo portando avanti in questo momento ruota intorno ad una piattaforma evoluta di CRM, attraverso la quale ascoltare le esigenze degli imprenditori e assisterli con risposte ritagliate a misura dei loro bisogni.

La nostra ambizione è non lasciare cinque milioni di PMI italiane ai margini del campo di gioco della nuova economia ma, al contrario, metterle al centro di un grande progetto di coesione digitale del paese. La costituzione del Network Impresa 4.0 rappresenta un passo importante in questa direzione ma, come ogni struttura organizzativa, la sfida è di farla funzionare. Se le imprese che vincono lo fanno grazie alla capacità di sfruttare un mix di innovazione e collaborazione, le istituzioni che devono sostenere questi processi non possono che parlare la stessa lingua e darne prova nell’impegno quotidiano.

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