Durante la pandemia, la crescita delle criptovalute ha coinciso con la nascita di piccole, medie e grandi startup crittografiche. Le aziende che commercializzano in valuta virtuale si sono moltiplicate e hanno promesso interessi altissimi su depositi e conti con lo scambio Coinbase.
Un business che pare stia collassando: dopo il crollo del valore finanziario delle criptovalute, è arrivato il crollo degli intermediari. Coinbase ha annunciato il taglio del 18% dei suoi dipendenti, Terraform Labs è implosa e Celsius, una banca per depositi di moneta digitale, ha voluto impedire i prelievi di denaro.
Ma la musica è davvero finita?
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Crollo criptovalute: l’analisi delle dinamiche di mercato
In un effetto domino, la caduta delle prime monete virtuali ha coinvolto necessariamente anche gli intermediari.
Alcuni analisti, come David Yaffe-Bellanye ed Erin Griffith del New York Times, ritengono che “il pullback nell’ecosistema crittografico illustra la precarietà della struttura costruita attorno a queste risorse digitali rischiose e non regolamentate. Il valore totale del mercato delle criptovalute è sceso di circa il 65% dall’autunno e gli analisti prevedono che il sell-off continuerà. I prezzi delle azioni delle società di criptovalute sono crollati, i commercianti al dettaglio stanno fuggendo e i dirigenti del settore prevedono un crollo prolungato che potrebbe mettere a rischio più società.”
A parere di chi scrive, il crollo delle pedine intermedie riflette solamente la crescita vertiginosa del periodo e l’inevitabile arresto, a nulla rilevando la mancata regolazione del fenomeno, che, come circostanza, è molto sopravvalutata, soprattutto dagli osservatori più istituzionali.
Semplicemente, le dinamiche di mercato alternano periodi di magra con periodi di vacche grasse e, come in un crescendo musicale, prima che riparta una nuova sinfonia la “musica si è fermata”, come ha avuto modo di dichiarare Lee Reiners, ex funzionario della Federal Reserve oggi professore della Duke University Law School.
Gli effetti del crollo delle criptovalute su Celsius
Celsius è, di fatto, una banca che permette i depositi in criptovalute: promette ai propri clienti rendimenti costanti in deposito, decisamente più alti delle banche tradizionali, e attira nuovi investitori con il motto “le banche non sono tue amiche”.
Il sistema è la replica della finanza tradizionale: Celsius mette i depositi dei clienti in investimenti finanziari decentralizzati e presta fondi ad altri utenti (compresi scambi e market maker).
Per mesi, gli stakeholder si sono chiesti come l’azione di Celsius potesse essere sostenuta senza mettere a repentaglio i fondi depositati dei clienti.
E infatti, l’impressionante perdita economica legata alla debacle delle criptovalute ha spinto molti correntisti a ritirare il denaro, generando problemi di liquidità. Il Wall Street Journal ha riferito che Celsius ha assunto avvocati di ristrutturazione per aiutare a gestire i suoi crescenti problemi finanziari.
Celsius ha quindi diffuso la notizia di aver congelato tutte le attività di prelievo, di fatto impedendo il traffico di denaro per l’astronomico importo di 11.8 miliardi di dollari.
Il fondatore e amministratore delegato Alex Mashinsky Celsius ha motivato la scelta legandola alle “condizioni estreme del mercato”, e ha aggiunto di stare lavorando per risolvere il problema.
Il precedente della bolla dotcom negli anni Novanta
Molti esperti hanno paragonato il boom economico delle società che trafficano in moneta digitale alla crescita esponenziale avuta dalla new economy nei primi anni ’90.
Tutti ricordano come le dot-com siano fiorite nella Silicon Valley con promesse di crescita abnormi e come molti investitori abbiano puntato su azioni di queste nuove società, interessati ai guadagni stellari promesi da internet.
Ma solo poche sono davvero riuscite a guadagnare e, alla fine della rivoluzione tecnologica, solo le Big T come eBay, Amazon e Yahoo sono davvero sopravvissute alla bolla che aveva ipnotizzato i mercati finanziari.
Il principio sembra replicarsi oggi con migliaia di nuovi operatori che iniziano però a sentire il peso della crisi perché non abbastanza strutturate.
Arrivano i ridimensionamenti
La prima big che ha iniziato il ridimensionamento è stata Gemini, la piattaforma di scambio di criptovalute fondata dai miliardari Tyler e Cameron Winklevoss ,che ha iniziato con un taglio del personale dl 10% e con il blocco delle nuove assunzioni.
Anche Crypto.com ha licenziato il 5% del personale e BlockFi ha dichiarato in ridimensionamento del 20% della forza lavoro.
Alcuni operatori ritengono che la volatilità delle monete virtuali e l’alternanza di boom e bust siano endemiche e che quindi, necessariamente, le strutture societarie riflettano tale andamento.
Nulla è perduto: per tranquillizzare gli investitori, Coinbase ha comprato uno spazio pubblicitario messo in onda durante le final NBA di quest’anno. Per 5 partite consecutive lo spot ha descritto i cicli delle criptovalute, rasserenando i telespettatori sul periodo attuale. Nel lungo periodo, non c’è dubbio che finora nessuno ci abbia rimesso. Coinbase ha ironizzato sulla morte del re: “Cripto è morto, lunga vita a Cripto”.
Ma anche Coinbase, come detto, ha tagliato il personale del 18%.
Mercato NFT: il caso Opensea
Anche il mercato degli NFT non è esente dal crollo.
Opensea, la più grande piattaforma di scambio di Non Fungible Token, valutata oltre i 13 miliardi di dollari, ha reclutato i più bravi dirigenti nel settore, ma da settembre soffre un calo delle transazioni del 90%.
Nel giro di un anno, con la moda degli NFT e l’esplosione del valore dei Bitcoin, la società americana ha raggiunto un’organizzazione da big della tecnologia, con problematiche di natura organizzativa che si sono riverberate durante il crollo delle cripto.
Tra concorrenza di nuovi operatori, truffe digitali e dirigenti che hanno agito come insider, la società soffre oggi anche di problematiche di sicurezza.
Il caso del sig. Chapman è emblematico: ha scambiato un NFT per la scimmia vestita da astronauta, quotandola su Opensea. L’esplosione dei Bored Ape permesso una quotazione dell’opera pari ad 1.1 milioni di dollari, ma una falla sulla sicurezza ha visto l’opera essere ceduta per il valore di 300mila dollari.
Anche per Opensea si prospetta un prossimo ridimensionamento.
Conclusioni
Le bolle esistono e esisteranno, come sono sempre esistite, in ogni mercato. La differenza rispetto ai prodotti tradizionali è l’estrema velocità di verificazione.
La musica non è finita, siamo solo in un momento di stanca e quando la festa è finita, gli amici se ne vanno, sino all’inizio del prossimo party.